I piatti e le specialità tipiche in Toscana sono patrimonio (quasi sempre) dei piccoli comuni. A confermarlo è lo studio Coldiretti/Symbola, realizzato in occasione dell'anno nazionale del cibo italiano nel mondo, proclamato dal ministero delle Politiche Agricole e dal Mibact.
Secondo la ricerca quasi 9 specialità Dop e Igp su 10 nascono - in Toscana - nei territori dei piccoli comuni.
“Con questo rapporto la nostra organizzazione – ha detto Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana - vuole raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, che potrà ora essere finalmente valorizzato e promosso grazie alla nuova legge n.158/17, con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni".
Delle 31 specialità toscane solo 4 sono esclusiva di grandi comuni: Fagiolo di Sorana, Lardo di Colonnata, Mortadella di Prato e Zafferano di San Gimignano. Le altre 27 produzioni tipiche coinvolgono sempre piccoli comuni: dalla Castagna del Monte Amiata alla Farina di Neccio della Garfagnana, dal Marrone di Caprese Michelangelo al Fungo di Borgotaro. Quella dei comuni sotto i cinquemila abitanti rappresenta in Toscana una rete diffusa su quasi il 40% del territorio con una presenza che unisce il senso di comunità all’appartenenza geografica e la custodia di valori e tradizioni come quella del cibo e dei prodotti tipici.
“Questi piccoli centri hanno prodotto nei secoli un tesoro straordinario di beni culturali ed ambientali, abilità manifatturiere, saperi e sapori, soprattutto da parte del mondo agricolo – ha spiegato Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – e rappresentano una risorsa per l’Italia che può contare su un patrimonio di antiche produzioni agroalimentari tramandate da generazioni in un territorio unico per storia, arte e paesaggio che sono le principali leve di attrazione turistica".