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Città intelligenti, siamo ai primordi Il Festival apre una breccia

C'è ancora molto da fare verso le smart cities. La rete può facilitare il flusso del traffico con i sensori. I servizi diventano on-demand per il cittadino 

/ Redazione
Sab 11 Ottobre, 2014
smart cities

In Italia siamo solo ai primordi delle città intelligenti. Stanno cambiando le abitudini di lavoro. Spariscono i suoi luoghi fisici. Eppure la città è ancora organizzata secondo il modello fordista del lavoro, quelle delle grandi fabbriche. Anche se le grandi fabbriche non ci sono più o comunque sono molto diminuite.

Va ripensato il flusso del traffico. Va potenziata la rete dei sensori. Vanno implementati i servizi on-demand per il cittadino. Queste le indicazioni saltate fuori nel dibattito che si è svolto alla libreria Ubik di Pisa. C'erano l'esperto di smart cities Michele Vianello, il sindaco di Pisa Marco Filippeschi e il presidente di Fondazione Sistema Toscana Claudio Giua.

Tutti d'accordo che non è neanche importante definire cosa vuol dire "smart". C'è la tendenza a trasformarla in una parola magica, ma può significare in realtà più cose: domotica, fibra, sensori. D'altraparte in rete è sempre tutto aperto, 24 ore su 24. E la mole di dati aspetta solo di rispondere alle domande giuste. Sono le grandi trasformazioni in corso.

Durante l'incontro Vianello lancia una serie di provocazioni: “Chi l'ha detto che si deve lavorare dalle 9 della mattina alle 5 del pomeriggio?” Altra sollecitazione. “Tutti sappiamo che il postino arriva la mattina. Ma perché deve venire sempre quando non c'è mai nessuno a casa?”. E il presidente Giua incalza: “Io abito a Roma e in fondo a viale Colombo c'è un semaforo che rimane rosso quando dall'altra strada non passa nessuno”.

Segno, dunque, che ce n'è ancora molta di strada da fare. Vianello è addirittura convinto che siamo appena all'inizio della città intelligente. Ma va costruito un percorso di alfabetizzazione digitale. E l'Internet Festival di Pisa sicuramente aiuta ad aprire una finestra sul futuro.