La neve e la pioggia cadute in questi giorni sono una manna contro la siccità perché rigenerano la riserva idrica necessaria per la crescita delle piante, ma potrebbero non bastare. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dei dati di Ucea che analizzano l’arrivo dell’ondata di maltempo che ha portato alla caduta della neve in montagna. Neve attesa soprattutto nelle stazioni sciistiche dell’Abetone, Amiata, Casentino e Valtiberina. La neve, grande assente di queste feste di Natale, arrivata giusto in tempo per la Befana, e le scarse piogge del mese di novembre (-76,7%) dicembre (-88,2%) avevano fatto temere il peggio per gli agricoltori che ora possono tirare un primo sospiro di sollievo.
La mancanza di precipitazioni è stata una conseguenza anche dei pesanti effetti sulla qualità dell’aria registrati in questo periodo. Preoccupazione anche per invasi e torrenti toscani il cui livello idrometrico è molto basso. “Queste piogge – analizza Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana – e soprattutto la neve rimettono la stagione sul binario giusto dopo un autunno decisamente anomalo, con temperature fuori dalla norma, ma non ci allontanano ancora dagli effetti della siccità. Ha piovuto ancora molto poco rispetto a quello di cui il terreno ha bisogno in questa fase. Il livello di laghi e torrenti è molto basso: neve e pioggia di questi mesi servono a rifornire gli invasi dell’acqua di cui avremo bisogno durante l’estate”.
Il 2015 è stato l’anno più caldo degli ultimi dieci, con temperature minime medie che hanno sfiorato i 10 gradi, 1,7 in più rispetto alla media climatica; così come le massime che hanno toccato i 18,7 gradi, 1,1 in più del normale. Un immediato effetto è il “risveglio” fuori programma di alcune colture come gli alberi da frutto: il caldo ha disorientato il ciclo vegetativo e provocato fioriture anticipate. Molto più contenute sono state le piogge con il 13,9% di precipitazioni in meno (728 mm). Il dato più basso dal 2012. A preoccupare gli agricoltori ora è il brusco abbassamento delle temperature nel mese di gennaio e febbraio, i più freddi dell’anno, che avrebbe un effetto devastante sulle colture invernali, soprattutto a campo aperto. Il rischio gelate è, in questo periodo, molto presente. Per non creare problemi – fa sapere Coldiretti – la colonnina di mercurio deve scendere lentamente senza restare a lungo sotto zero mentre le precipitazioni non essere violente per poter essere meglio assorbite dal terreno.