Prima è partita Colle Val d'Elsa. Poi, visto il successo, gli son venuti dietro Poggibonsi, San Gimignano, Monteriggioni e Casole. Ora è la Toscana intera che guarda con interesse al progetto.
Soffiano venti di crisi? Il Consorzio del cristallo di Colle non si è fatto intimorire. Da qui passa il 95% della produzione nazionale e il 40% di quella mondiale del cristallo. Il consorzio ha cominciato a bussare alle porte degli alberghi, è andato a parlare con i ristoratori, ha telefonato ai gestori delle enoteche e degli agriturismi della zona. L'idea stava nel raccogliere tutti i calici vecchi e i bicchieri di scarsa qualità, riciclarli e restituirli indietro rinnovati, leggeri e resistenti sotto forma di oggetti in cristallino Luxion, privi di piombo. Il tutto a fronte di un prezzo simbolico da pagare. La scommessa è piaciuta. Colle ha risposto alla grande e i comuni confinanti hanno colto l'occasione al volo.
Ora sono più di cinquanta gli esercizi turistici che hanno aderito al progetto. I pezzi rottamati sono oltre 2.700. L'impegno, per la durata di tre anni, è di rivolgersi solo al Consorzio. Ma, dopo il Chianti, l'idea ha fatto il botto. E il riciclo del vetro verrà estesa a tutta la regione. “Metteremo in campo intermediari nelle province toscane, da Massa a Grosseto, da Arezzo a Firenze, siamo pronti a rispondere ad ogni richiesta, non poniamo limiti alla quantità di calici e bicchieri da rottamare e sostituire”. Ha spiegato Roberto Pierucci, amministratore delegato di RcrCalp, che è l’azienda più importante del distretto e la capofila nella rottamazione e nella rigenerazione di calici e bicchieri. E in fondo Pierucci non fa altro che mettere in pratica un'idea da green economy che strizza l'occhio anche al futuro sostenibile del pianeta: quella di trasformare il rifiuto in un'opportunità.