Vendite ancora una volta in calo in Toscana nell'ultimo trimestre del 2013: la flessione, che segna -4,7%, è comunque la più contenuta dell'ultimo biennio e migliore della media italiana (-5,8%). Guardando poi all'intero 2013, il gap fra i due contesti territoriali sale a due punti percentuali (-5,3% Toscana, -7,3% Italia). Questi i dati presentati nel rapporto sulla congiuntura delle imprese del commercio al dettaglio nella nostra regione, presentata oggi da Unioncamere Toscana.
"Purtroppo i dati della fine del 2013 confermano gli elementi del recente passato – sottolinea Vasco Galgani, Presidente Unioncamere Toscana - la piccola distribuzione è in crisi strutturale e la grande distribuzione conferma difficoltà mai conosciute in precedenza. Più allarmante ancora il fatto che la nuova caduta delle vendite si realizzi in presenza di una crescita dei prezzi ormai quasi azzerata, tanto da far parlare di rischio deflazione per il Paese. È evidente che senza una ripresa dei consumi e politiche di sostegno all'occupazione e al reddito delle famiglie, qualsiasi percorso di recupero dell'economia italiana risulti fragile e non sostenibile".
"Pur nella crisi generale e diffusa che non indica segnali di significativa controtendenza, la Toscana mostra un tessuto commerciale in grado di reagire, allentando gli effetti più negativi della caduta dei consumi", commenta l'assessore regionale al commercio, Sara Nocentini, secondo la quale "si mostra così tutta l'urgente necessità di rafforzare la politica dei redditi".
Le piccole strutture (da 1 a 5 dipendenti) confermano lo stato di crisi ormai pluriennale, ma anche ipermercati, supermercati e grandi magazzini hanno perso l'1,8%. Gli esercizi specializzati hanno ridotto le vendite del 5,1% tanto negli alimentari come nei non alimentari (-5,1%); rispetto all'Italia, la differenza - in positivo per la Toscana - è di circa tre punti in entrambi i casi (le flessioni, a livello nazionale, sono pari a circa l'8%). Nello specifico, in Toscana continuano a calare soprattutto le vendite di abbigliamento ed accessori (-5,5%) e per prodotti per la casa ed elettrodomestici (-5,9%). Quanto al futuro la quota degli "ottimisti" è ancora minoritaria: solo l'8% prevede una crescita delle vendite nel trimestre gennaio-marzo.