Aumentano i disoccupati. Calano i contratti a tempo indeterminato. Crescono gli avviamenti totali. Mentre rimangono stabili contratti a progetto, a chiamata, in partecipazione. Questo il punto della situazione sul lavoro in Toscana secondo il 4° rapporto 2014 di Ires per Cgil Toscana.
Dunque le forme più precarie di lavoro non si riducono. "E le recenti misure del governo Renzi, come il DL 34 dell’ 8 Marzo 2014 sull’eliminazione della causale per i contratti a termine, - dice la nota stampa di Cgil Toscana - hanno di fatto consentito una piena liberalizzazione, hanno portato ad una loro crescita esponenziale (+12,96%) senza incidere sulla riduzione delle altre forme".
"Da sfatare anche il mito - continua la nota - secondo cui i contratti a termine si trasformino sempre in contratti a tempo indeterminato. Le trasformazioni oltre ad essere inferiori al 15% del totale risultano in calo del 17,6% nel 2014 dopo il calo del 20% del 2013".
Torna a crescere la cassa integrazione. Al 31 agosto è arrivata a 39.173.540 ore e segna un nuovo record rispetto ai primi 8 mesi del 2013 che hanno stabilito il dato più alto di sempre con una crescita del 3,81%.
Nel primo semestre 2014 i licenziamenti collettivi sono stati 13.000 (+ 15%) e questo dato drammatico fa apparire ridicola la tesi sulla necessità di rendere più facili i licenziamenti stessi. L’aumento maggiore si registra a Lucca (+46%) Prato (+28,3%) Pistoia (+26,3%).
Regge l’export in leggera crescita (+0,8%) con ottime performance dell’estrattivo (+27,4%) e del TAC (+7,8%). Flessione ingente per l’agricoltura (-7,1%).
Negativo anche nel 2014 il dato dei consumi (-2,9%) con un calo in rallentamento rispetto al trimestre precedente che era stato del 4,9%.
Daniele Quiriconi responsabile Mercato del Lavoro della segreteria CGIL Toscana sottolinea come "le iniziative del Governo al netto della loro carica di strumentalità, nel quadro descritto, oltre ad andare incontro ad un fragoroso fallimento al pari dei bonus ed incentivi già visti, se accompagnati ad una legge di stabilità che taglia il carico fiscale a pioggia alle imprese e riduce la spesa pubblica, gli investimenti, i salari, i servizi ai più deboli - chiude Quiriconi -, rischia di andare, nei fatti, in direzione contraria a quella della redistribuzione e dell’equità".