Ricette particolari, abbinamenti arditi, piatti che catturano prima gli occhi e poi il palato: oggi in cucina cerchiamo sempre più di stupire, ma quante volte ci rendiamo conto davanti a un piatto, che il cibo non è solo la pietanza che mangiamo, ma una vera e propria esperienza multisensoriale?
Guardare il cibo da un’altra ottica, da un punto di vista “più profondo” è ciò che si propone il progetto “Di che cibo 6?”, ideato da Nicoletta Arbusti, psicologa e psicoterapeuta, insieme ad un team di esperti di varie discipline: Silvia Guetta, docente di Pedagogia Generale e Sociale all'Università di Firenze, Roberta Chiaramonti. neurologa e neurofisiopatologa, esperta di medicina integrata ed Entiana Osmenzeza, executive chef del Sesto on Arno – The Westin Excelsior.
Parlare di cibo infatti significa indagare nella natura umana. Gli alimenti non rappresentano semplicemente il bisogno primario di nutrirsi, ma anche un momento di condivisione, di socialità che si apprende fin da bambini, entrando nelle prime relazioni educative e contribuendo alla costruzione del sapere e della cultura di ogni persona.
Dunque, noi siamo ciò che mangiamo. I più recenti lavori di sperimentazione sul rapporto madre-feto nella formazione del senso del gusto fin dalla gestazione hanno dimostrato la formazione e la maturazione dei sensi nel periodo embrionale e dopo la nascita.
Allo stesso modo, non tutti i cibi sono adatti a tutti gli individui: ci sono persone che ricevono maggiore beneficio mangiando carne, mentre per altre è meglio il pesce o le verdure e sono proprio alcuni aspetti fisiognomici a rivelarlo.
Il cibo è cultura, scienza e alchimia e da ogni pietanza si può tirar fuori la sua vitalità. La executive chef Entiana Osmenzeza ha aperto la sua cucina ad una sperimentazione sulla qualità intrinseca dei cibi, insieme alla neurologa Roberta Chiaramonti. Un approccio innovativo verso gli alimenti le ha portate a valutare non solo il potere nutrizionale (Kcal) ma anche la loro capacità antiossidante (rH), dimostrando che le pietanze cambiano la loro vitalità (rH) a seconda che siano cotte o crude, condite con olio o con spezie o accompagnate da diversi tipi di verdura.
L’alchimia della cucina è proprio quella di saper equilibrare la vitalità di ogni piatto che si propone.
E se fino ad ora ad ogni pasto siete stati attenti alla linea, sappiate che potete permettervi delizie come la zuppa di daikon e carote con zenzero e carne di maiale, o l’ombrina con salsa di pomodoro, melanzane in agrodolce, olive taggiasche e capperi di Pantelleria, accompagnati da ottimi vini e anche un dolce come il sorbetto al mango con crumble cioccolato e sale e mango caramello, senza preoccuparvi di calorie di troppo e radicali liberi.