Cultura/ARTICOLO

Dagli etruschi ai Medici i 3000 anni del Trebbio

Antichi documenti, tracce di epoche dimenticate e un dipinto misterioso. Da un’inchiesta condotta come un thriller, un libro tra architettura e storia riscrive la vicenda millenaria e gli enigmi del celebre castello che domina il Mugello

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Castello del Trebbio
Castello per alcuni, villa per altri, al monumentale edificio del Trebbio, che dai contrafforti dell’Appennino domina la valle del Mugello, è come noto legato il nome dei Medici, la famiglia di mercanti che agli albori del Trecento iniziò da qui una fortuna straordinaria culminata nella signoria di Firenze e negli splendori universali del Rinascimento.

Il Trebbio, in realtà, ha una storia ben più profonda, addirittura millenaria. Etruschi, cartaginesi, romani, e poi galli, celti e quant’altri popoli si sono insediati in Italia con intenzioni varie ma non dissimili, sono infatti passati tutti da questo trivio strategico tra le montagne che separano il nord del paese dal centro e dal sud. Una storia in gran parte dimenticata, che oggi trova una sua preziosa ricostruzione grazie a una ricerca, voluta dall’attuale proprietario Lorenzo Scaretti e condotta a quattro mani dagli architetti fiorentini Roberto Budini Gattai e Francesca Carrara Screti.

Il risultato è una bella e documentata monografia, arricchita da numerose immagini, pubblicata dalla Aion Editrice (pagine 143, € 26) con il sostegno della Sezione Toscana dell’Associazione delle Dimore Storiche Italiane (ADSI) presieduta da Niccolò Rosselli del Turco. Il titolo: Il Trebbio in Mugello. Terre, storia, architettura – Tremila anni di un trivium. La presentazione domani alle 18,30 a San Piero a Sieve (Villa Adami), con il sindaco Marco Semplici e la soprintendente ai Beni architettonici Alessandra Marino.

E’ un libro affascinante e dalle due anime. Una più architettonica, l’altra storica. La prima documenta le scoperte in inventari e rogiti notarili finora inediti, che insieme a una ricognizione minuziosa nei recessi del castello hanno permesso agli autori di accertare per la prima volta le fasi di costruzione precedenti l’arrivo di Michelozzo, il geniale architetto-scultore al quale si deve l’attuale versione del castello. In altre parole, non solo diventa finalmente chiaro anche un oscuro commento tramandatoci da Giorgio Vasari (“E al Trebbio medesimamente fece, come si vede, molti altri acconcimi”), ma è adesso possibile misurare sia l’entità e l’intervento michelozziano nei termini di innovazione-conservazione, sia l’attualità della sua raffinata cifra progettuale.

Quanto alla storia, la complessa ricostruzione dell’albero genealogico dei Medici consente di affidare al Trebbio l’ascendenza del ramo granducale e di aprire qualche scorcio sulla vita in villa ai tempi delle pestilenze e dei conflitti cittadini. Ma il Trebbio, spiegano gli autori, è più di tutto ciò, è anche gli altri 2300 anni intuibili nell’enigmatico nome del luogo.
Un Trivium (da cui Trebbio) è difatti il raro incrocio di tre vie, quindi l’origine di cinque o sei direzioni. Si suppone che almeno due abbiano avuto un significato rilevante, affinché, lungo la nostra trans appenninica, proprio quell’incrocio e solo quello lo abbia assunto a toponimo. Se l’importanza della prima strada era ampiamente documentata, della seconda non si avevano evidenze. La ricerca è diventata indiziaria. Poco a poco, tracce fisiche e cartografiche, reperti archeologici, notizie locali hanno trovato un nesso e rivelato una storia nascosta. Come nei migliori gialli la chiave dell’enigma stava in un noto dipinto e in un’altrettanto nota parte del giardino. Occorreva trovare il codice di interpretazione. Ed è quanto il libro propone al lettori.

ADSI Sezione Toscana, Borgo S. Apostoli 17, 50123 Firenze, tel/fax 055.212452, www.adsitoscana.it, adsi.toscana@virgilio.it