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Diritti umani, ripartire dai giovani contro odio e discriminazioni

Oltre 8 mila studenti al Nelson Mandela Forum di Firenze per la Giornata promossa dalla Regione Toscana dedicata ai diritti umani

/ Redazione
Mar 11 Dicembre, 2018
meeting diritti umani

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Sono oltre ottomila giovani delle scuole superiori, sono arrivati dalla Toscana per ritrovarsi come ogni anno a Firenze per il Meeting dei Diritti Umani. Al Nelson Mandela Forum è stata giornata delle parole, quelle di significato, ma anche delle storie, di chi ha lottato e lotta per il rispetto della dignità delle persone, per chi porta avanti battaglie contro ogni forma di discriminazione. E partire dai giovani è sicuramente il miglior modo per dire 'basta', per generare nuova cultura inclusiva, per dire no all'odio.

Eppure insieme a 'diritti umani', è proprio 'odio' la parola che più è ricorsa questa mattina a Firenze. Pronunciata più volte, per essere compresa e combattuta con coraggio. 

L'ha fatto il sindaco di Riace, Mimmo Lucano che - raccontando la sua esperienza di accoglienza e convivenza pacifica tra etnie diverse -  ha denunciato come l'odio, oggi, sia 'diventato classe dirigente'. L'ha fatto anche il presidente della Regione Calabria Mario Oliveiro. "Siamo di fronte ad un vulgata xenofoba che mette in discussione diritti umani fondamentali - ha detto il governatore – Una vulgata che può attrarre e travolgere e a cui occorre opporsi anche andando controcorrente".

"Una strada pericolosa per la convivenza sociale e la democrazia imboccata con il decreto sicurezza - ha invece ricordato Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana.

Accanto alle dichiarazioni di chi amministra e che arrivano dal palco, ci sono le voci comuni dei ragazzi, dalla platea e dagli spalti che hanno affidato le loro riflessioni a degli striscioni, dove riportano - in alcuni casi - frasi celebri. 

'La dignità dell'uomo un ideale per cui vale la pena combattere', hanno scritto, oppure 'Un mondo senza amor non è un mondo'. Ma anche 'Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso'.

Mai arrendersi dunque, per costruire un mondo migliore, che non sia vittima della paura, della violenza, della cancellazione dei valori e della dignità umana. A parlare di accoglienza e rispetto è stato Don Biancalani, insieme a Ibrahim, 21 anni e originario del Gambia, uno dei ragazzi che il parroco ospita in chiesa. 

E poi la vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni. "Non siamo nati per odiare e per considerare le differenze come un ostacolo. E non possiamo neppure permettere che gli stereotipi condizionino le nostre vite", ha detto.

Odio che si diffonde anche in rete, anche nella comunicazione verbale. E proprio su questo tema è stato presentato  il 'Manifesto della comunicazione non ostile', carta con dieci princìpi utili a ridefinire lo stile con cui stare in rete, ideata da Rosy Russo, insieme a Edoardo Colombo. "Le parole sono un ponte – dice la creativa, fondatrice dell'agenzia Uauacademy - possono avvicinare, unire, abbracciare. Ma possono anche fare molto male, dipende da chi le dice. Carolina Picchio, la prima vittima di cyberbullismo, prima di lasciarci disse 'Le parole possono far male più delle botte'. Quando postiamo qualcosa in rete, sui social, possiamo ferire qualcuno e fargli male. Le parole sono importanti e forse i commenti peggiori non sono quelli che contengono parolacce o offese ma quelle che, con il loro contenuto, feriscono. Queste sono davvero le peggiori". 

Poi sorge una domanda. Da dove. ripartire oggi? Come contrastare l'odio, il razzismo, la discriminazione, come tutelare i diritti umani?

La risposta è presto data: da quegli 8 mila ragazzi del Mandela. Questo il contributo - in poche parole - del professore   Enrico Galiano , creatore della webserie 'Cose da prof', oltre dieci milioni di visualizzazioni su Facebook. "Se riesci ad ascoltare i ragazzi puoi capire tante cose. Perchè non ti ascoltano? Perchè magari sei il primo tu a non ascoltarli. Dobbiamo ripartire da loro, che sanno già quanto buio hanno dentro ma che hanno soltanto bisogno di trovare qualcuno che riesca a scoprire la luce che c'è in loro".