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Economia: la ripresa frena Grande incertezza per il 2012

L'export, il turismo e l'high-tech trainano il sistema toscano, ma il 2011 è stato un anno difficile e per il prossimo si prevede una caduta del Pil dell'1,7% e 20mila posti di lavoro in meno: i risultati del rapporto Irpet-Unioncamere

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Il motore della ripresa si è di nuovo fermato e il 2012 sarà un anno di recessione e grande incertezza per l’economia della Toscana: le imprese hanno tenuto duro per tutto lo scorso quadriennio, ma il rallentamento della crescita evidenziato nel 2011 rischia di abbassare il livello generale del benessere. Questo il quadro non positivo tracciato dal Rapporto sulla situazione economica della Toscana, presentato oggi a Firenze ed elaborato da Irpet e Unioncamere.

IL QUADRO DEL 2011 - A quanto pare per adesso non c’è nessuna luce in fondo al tunnel della crisi: le esportazioni sono aumentate e continuano a trainare le imprese, il turismo è in crescita e così pure il settore high-tech ma questo non basta a tenere in piedi tutto il sistema produttivo.
Nel 2011 la produzione è diminuita in tutti i settori, dall’agricoltura all’industria.
Si tratta di una flessione relativamente contenuta (entro il -1%), eccezion fatta per le costruzioni che hanno segnato un meno 7%, a causa soprattutto del calo della domanda di case da parte delle famiglie, che hanno sempre più difficoltà ad ottenere un mutuo.
“Il rapporto Irpet ci fornisce dati preoccupanti – ha sottolineato il presidente della Regione, Enrico Rossi –
ma attenzione a non usarli a scopo di strumentalizzazione politica e a non indurre un sentimento di scoramento tra le forze sociali. Il dato dell’export, ad esempio, è positivo. Che cosa c’è dietro? Ci sono in Toscana 500 imprese-locomotiva. Sono 500 imprese medio grandi, con almeno 50 dipendenti e 13 milioni di fatturato, in grado di mettere a frutto investimenti per ricerca e innovazione, di intraprendere percorsi di internazionalizzazione e di “trainare” una rete di piccole e medie imprese. Questa vivacità la Toscana ce l’ha: il calabrone deve allargare le ali. Ma per riuscirci bisogna cambiare un pezzo della cultura di questa regione, ricostruire alleanze e relazioni sociali, guardare oltre gli ultimi vent’anni. Questo mondo impreditoriale va sostenuto. Non possiamo permetterci di ‘spalmare’ quel poco di provvidenze che abbiamo, ma occorre al contrario concentrare le risorse su quel pezzo di industria che esporta e a questo chiede un salto di qualità.”

MERCATO DEL LAVORO - Per quanto riguarda i lavoratori, nel 2011 in Toscana è cresciuto il tasso di disoccupazione, stimato al 6,6%. Secondo i ricercatori, si è chiuso il ciclo avviato dalla crisi finanziaria dio fine 2007, quando la disoccupazione era ferma al 4,3%: in 4 anni si sono persi 22mila posti ma la situazione si è assestata su livelli migliori delle previsioni grazie alla maggiore flessibilità del mercato del lavoro e al sistema di welfare che, tramite la cassa integrazione, ha sostenuto molte posizioni a rischio. Sono le fasce più deboli ad aver pagato il prezzo più alto: la disoccupazione giovanile è al 25% e le famiglie – che hanno sostenuto il peso della sociale della crisi – si sono impoverite, con un reddito diminuito del 2,6%.

UNO SGUARDO SUL 2012 - Il 2012 quindi sarà un anno di recessione, anche a causa delle manovre di austerità promosse dal Governo e del rallentamento della crescita mondiale. Il Pil toscano potrebbe subire una caduta intorno all’1,7% e in tutto potrebbero perdersi circa 20milposti di lavoro. Ma il male più grande per la Toscana del futuro resta l’assoluta incertezza delle prospettive, che attiva meccanismi di sfiducia difficili da bloccare e frena gli investimenti.
“Gli imprenditori sono scoraggiati e ricorrono sempre meno a strategie per la crescita. Sono penalizzati soprattutto da criticità nella gestione del circolante e nell’accesso al credito – ha sottolineato il presidente di Unioncamere Toscana, Vasco Galgani – come Sistema Camerale chiediamo che la valutazione del merito creditizio venga effettuata con attenzione, in modo che le risorse giungano prioritariamente alle imprese che sono realmente in grado di esprimere un potenziale di crescita”.

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