La ricerca made in Tuscany fa centro ancora una volta portando luce sull'estinzione dell'uomo di Neanderthal, una scomparsa alla quale - secondo lo studio pubblicato sulla rivista americana Science - avrebbe contribuito anche la nostra specie.
Le ricerche sono state condotte da un team del Dipartimento di Beni Culturali dell'Università di Bologna, Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, Università di Ferrara, Genova, Torino, Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa e Soprintendenza Archeologia della Liguria.
Lo studio rivela, scienficamente per la prima volta, la coesistenza delle due specie (Neanderthal e Sapiens) nel Nord Italia. Il gruppo di ricercatori ha quindi analizzato alcuni resti umani associati al Protoaurignaziano: un incisivo deciduo inferiore, rinvenuto nel 1976 al riparo Bombrini, un'area dei Balzi Rossi, al confine con la Francia, ed un incisivo deciduo superiore, trovato nel 1992 alla Grotta di Fumane, nel veronese. I due denti, studiati con un nuovo approccio interdisciplinare, condotto con moderne tecnologie fisiche e biomolecolari testimoniano una possibile sostituzione biologica e culturale del Neanderthal da parte dell'Homo sapiens in Europa.
I ricercatori pisani, applicando una sofisticata tecnica di analisi morfologica non distruttiva ad altissima risoluzione, hanno contribuito a stabilire con certezza l’appartenenza dell’esemplare del Riparo Bombrini all’Uomo Anatomicamente Moderno, confrontandone le strutture interne della corona dentale con quelle di Homo sapiens e Neanderthaliane.
«Durante le fasi di progettazione della micro-TC - spiega Daniele Panetta dell'IFC-Cnr - era stata ipotizzata un'applicazione prettamente biomedicale, infatti, utilizziamo quotidianamente questa tecnologia in ambiti quali la medicina rigenerativa e lo studio di patologie correlate alle alterazioni del contenuto minerale dei tessuti, come l’osteoporosi e l’aterosclerosi. È affascinante scoprire, a cinque anni dall'installazione in IFC, la possibilità di sfruttarne le potenzialità in ambito paleoantropologico. Questa tecnica ci ha permesso di analizzare la struttura interna di reperti preziosissimi salvaguardandone l'integrità, al contempo ottenendo un modello digitale ad altissima definizione, utilizzabile anche in future ricerche senza dover più ricorrere all'originale».
La strumentazione utilizzata in questa ricerca è stata realizzata nell’ambito una collaborazione ultradecennale del CNR con il Dipartimento di Fisica "E. Fermi" dell'Università di Pisa con la partecipazione di alcune eccellenze toscane nell'ambito della progettazione e costruzione meccanica.
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