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Fedele alla linea: il doc su Giovanni Lindo Ferretti

Il film vincitore del Fondo incoming di Toscana Film Commission è stato girato nell’Appennino Tosco-Emiliano in vari comuni della Lunigiana

/ Elisabetta Vagaggini
Mar 10 Dicembre, 2013
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Girato tra l'Emilia e la Toscana, il documentario di Germano Maccioni Fedele alla linea, che racconta la vita e la musica di Giovanni Lindo Ferretti, sarà a breve nelle sale italiane. Dopo Cose naturali, pluripremiato cortometraggio di finzione con Roberto Herlitzka e dopo i documentari Lo stato di eccezione. Processo per Monte Sole 62 anni dopo, My main man. Appunti per un film sul jazz a Bologna e I giorni scontati, il regista Germano Maccioni compone un’indagine sui generis sul cantante, autore e pensatore contemporaneo Giovanni Lindo Ferretti che in quarant’anni di carriera non ha mai smesso di scatenare opinioni e posizioni contrastanti.

Non un documentario musicale, ma un dialogo intimo tra lui e il regista, legati da un rapporto di amicizia riconducibile agli anni in cui Ferretti, maestro di una bottega – in senso medievale – di musica e comunicazione, ha avuto Germano Maccioni tra i propri allievi. «Rapportarsi con Giovanni – racconta il regista – significa aver a che fare con una delle personalità più ammalianti e inafferrabili del nostro tempo. Ma per me è una questione (anche) privata. Ci siamo conosciuti nel 2002, insieme a gran parte dei membri della produzione e della troupe. Ci siamo incontrati, abbiamo fatto un percorso molto intenso a tratti sconcertante e innegabilmente formativo. È una premessa doverosa, non scontata, se consideriamo quanto le alchimie siano importanti, fondamentali a volte, per la riuscita di un racconto per immagini e concetti in movimento. Ci ritroviamo dopo qualche anno, ma in fondo non ci siamo mai lasciati».

Ferretti apre le mura della sua casa, sull’Appennino reggiano, e racconta un intero arco esistenziale: da Cerreto Alpi alla Mongolia, attraversando il successo, la malattia e lo sgretolarsi di un’ideologia. Il ritorno a casa infine, tra i suoi monti, per riprendere le fila di una tradizione secolare che l’artista sente il dovere di tramandare. Sullo sfondo il suo ultimo ambizioso progetto, Saga. Il Canto dei Canti, opera epica equestre che narra il legame millenario tra uomini, cavalli e montagne.

Il documentario, vincitore del Fondo incoming di Toscana Film Commission, è stato girato nell’Appennino Tosco-Emiliano, il territorio comunale di Collagna e la sua frazione Cerreto Alpi, la città di Reggio Emilia e in Toscana i comuni di Comano, Fivizzano, Sassalbo e in generale la porzione di Lunigiana nella provincia di Massa Carrara. Tutte location imprescindibili e che rappresentano l'anima del film.

Pensiero politico-intellettuale forte e attitudine punk, cristianesimo e comunismo, musica popolare e letture salmodianti, palcoscenico e stalla: questioni esistenziali e storie familiari tratteggiano un percorso anticonformista, coerentemente controcorrente. Le parole di Ferretti – parlate, urlate, cantate, recitate – in relazione con la fisicità maestosa e l’animalità pura dei cavalli, muti testimoni di una nuova progettualità e al contempo fulcro di sue scelte passate, in un controcanto estetico costante. Il racconto non poteva prescindere dal reperimento di preziosi contributi d’archivio: inedite immagini dei CCCP Fedeli alla linea nella Berlino degli anni del Muro, scatti dei primi concerti concessi da Umberto Negri, tra i fondatori del gruppo con Ferretti e Zamboni, vhs mai visti recuperati all’interno del Fondo Valdesalici, foto di famiglia, estratti del film di Luca Gasparini, Tempi moderni, sequenze del viaggio in Mongolia tratte da Sul 45° parallelo di Davide Ferrario, fino ad arrivare ai suoni e alle immagini dell’attuale tour A Cuor Contento.

Il documentario, che oltre al Fondo Incoming di Toscana Film Commission è stato realizzato con il contributo di Emilia-Romagna Film Commission, in collaborazione con Cineteca di Bologna, RetroFilm Festival e Bottega Bologna, verrà presentato in anteprima nazionale al Bergamo Film Meeting giovedì 14 marzo, in programma nella sezione Visti da Vicino, e replicherà una settimana dopo, giovedì 21 marzo, nella sezione Panorama Doc al Bari International Film Festival, dove Maccioni ha già ottenuto il Premio Michelangelo Antonioni alla Miglior Regia.