Se in questi giorni è stato possibile tornare ad ammirare il Battistero di San Giovanni a Firenze in tutto il suo antico splendore, lo si deve anche all’importante contributo della ricerca scientifica dell’Università cittadina. Su incarico dell’Opera di Santa Maria del Fiore e della direzione del comitato scientifico guidato da Francesco Gurrieri infatti, i dipartimenti di Architettura, Ingegneria e Scienze della terra hanno svolto una serie di studi e rilievi del monumento, i cui risultati presentati nel novembre 2014 si sono rivelati decisivi nel calibrare gli interventi di restauro.
Le superfici marmoree esterne, in particolare, sono state sotto la lente del Laboratorio dei materiali lapidei (LAM) del Dipartimento di Scienze della terra, di cui è responsabile Carlo Alberto Garzonio. Il laboratorio, insieme all’Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali del CNR di Firenze, ha lavorato in primo luogo alla ricostruzione della storia del monumento tramite la datazione delle fasi di edificazione del Battistero, con carotaggi interni ed esterni, per proseguire poi - per l'analisi delle malte - con l’area archeologica sotterranea. Sono stati anche datati i laterizi della cupola interna, mettendo in luce il notevole riuso di materiali antichi.
L’indagine, in collaborazione con Massimo Coli del Dipartimento di Scienze della terra, ha riguardato anche la caratterizzazione e la classificazione dei rivestimenti marmorei, importanti per l’individuazione delle cave e dei siti di provenienza.
“Sono stati riconosciuti, anche attraverso l’analisi isotopica e le analisi al microscopio, più di 15 materiali differenti – spiega Carlo Alberto Garzonio –, tra cui i marmi apuani e di Lasa, i ‘marmi verdi’ di Prato, quelli greci di spoglio, l’Imetto, che costituisce molte delle principali specchiature delle facciate del Battistero, e i marmi pentelici, di Tassos. Ma la parte più impegnativa delle ricerche ha riguardato l’attività diagnostica in itinere, nel corso del cantiere di restauro”. Dopo la fase analitica per la caratterizzazione dei materiali, del degrado, delle patine, delle croste, e soprattutto degli effetti di deterioramento connessi ad antichi precedenti interventi e trattamenti, in accordo con la direzione dei lavori curata dall’architetto Beatrice Agostini, il LAM ha svolto una prima valutazione delle prove di intervento.
“Il nostro gruppo – conclude Garzonio – ha via via affrontato i problemi incontrati come la pulitura delle diverse patine, in particolare di quelle biologiche, verificando l’efficacia degli interventi. Abbiamo inoltre impostato il monitoraggio post cantiere per programmare futuri interventi di manutenzione”.