Cultura/ARTICOLO

Focus sul monumento

Una premessa storica: il monumento tra totalitarismi e modernismi

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Il focus sul monumento che attraversa la quattordicesima edizione della Biennale Internazionale di Scultura di Carrara è introdotto da una sezione storica che racconta per suggestioni le trasformazioni della scultura monumentale dalla fine dell’Ottocento alla seconda metà del Novecento.
In seguito alla straordinaria fortuna conosciuta alla fine del XIX secolo nell’ambito della poetica sepolcrale e simbolista, il monumento assurge ad emblema dei valori identitari degli Stati appena costituiti per trasformarsi poi in formidabile strumento di propaganda e di livellamento dei popoli nei regimi dittatoriali.
In mostra, una selezione di esempi significativi mette in scena una fenomenologia complessa che restituisce una fase storica ricca di rivolgimenti e racconta di un rinnovato interesse per il materiale marmo e il suo valore simbolico, ad uso di una committenza diffusa sia pubblica che privata.
Dopo i capolavori di Leonardo Bistolfi e Adolfo Wildt, protagonisti della scultura funeraria e simbolista nel passaggio tra i due secoli, la retorica fascista rivive nei bozzetti in gesso per gli atleti del carrarese Aldo Buttini, chiamato a realizzare insieme a molti altri connazionali e al coinvolgimento dei maggiori laboratori locali, i sessantatre colossi offerti dalle province italiane a coronamento dello Stadio dei Marmi a Roma, parte integrante del Foro Mussolini inaugurato nel 1932 a firma dall’architetto Enrico Del Debbio. Attraverso il film originale dell'Istituto Luce che documenta l'eroica impresa di escavazione e trasporto del monolite di marmo più grande del mondo, anch'esso concepito per il vasto complesso sportivo, è possibile rivivere il clima di un'epoca.
È grazie al nuovo impulso della committenza pubblica fascista che la scultura monumentale vive negli anni Trenta e Quaranta una stagione di eccellenza, grazie al contributo di artisti, come Arturo Martini e Fausto Melotti, che sono coinvolti nella realizzazione di monumenti – spesso rimasti inediti a causa delle vicende belliche, o dell'esito di concorsi pubblici, ma rappresentati attraverso i bozzetti – di impronta celebrativa per il regime nascente, senza per questo perdere la spinta di ricerca modernista che li ha resi celebri. A completamento di questa serie di esempi di scultura di propaganda sarà possibile, grazie alla collaborazione del Dipartimento di meccanica applicata della Scuola Normale di Pisa, la ricostruzione virtuale di un documento d'eccezione, il colossale gruppo plastico della Vittoria concepito in gesso da Lucio Fontana, per l'omonima sala nella Triennale di Milano del 1936, e poi andato distrutto.
L’evidenza del legame a filo doppio tra monumento e regimi totalitari trova conferma nella raccolta di esemplari originali di realismo socialista sovietico e cinese. Ecco dunque una teoria di Lenin, gli Stalin e i Mao Zedong, tra cui anche i ritratti realizzati dallo scultore ufficiale cinese Liu Kaiqu e dalla polacca Alina Szapocznikow, oggi invece sempre più riconosciuta a livello internazionale per i suoi lavori di rottura.