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Giorno del ricordo in Toscana Seduta solenne del Consiglio

La vicepresidente della Regione Stella Targetti: "L'impegno è quello di contribuire a costruire una memoria condivisa"

/ Redazione
Mar 11 Febbraio, 2014
Il Giorno del Ricordo

''Recuperare e far emergere la memoria consapevole ed intera delle vicende drammatiche che coinvolsero le popolazioni della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia negli anni a cavallo tra il ventennio fascista e il dopoguerra, è prima di tutto un dovere morale della coscienza e di onestà politica''. Lo ha detto il vicepresidente della Regione Toscana Stella Targetti in occasione della seduta solenne del Consiglio regionale della Toscana per il Giorno del ricordo.

Targetti ha invitato a ''superare le reticenze'' e approfondire ''lo sguardo storico e politico su un periodo complesso e ampio della vita di quelle aree, così come ha fatto la commissione storico-culturale italo-slovena istituita nel 1993 dai ministeri degli Esteri dei due Paesi''. Da Targetti anche l'invito a ''comprendere come al fondo di questi drammi vi sia la concezione dell'altro, visto come una minaccia alla propria supposta purezza identitaria. Ed è altresì fondamentale schierarsi dalla parte giusta che è, in ogni momento, quella delle vittime''. Per il vicepresidente della Regione ''l'impegno della Toscana è quello di contribuire a costruire una memoria condivisa, per trasmettere ai giovani quei valori di convivenza civile che sono l'unico modo per costruire insieme società più libere e giuste''.

Tra gli interventi della seduta anche Michele Pigliucci, presidente nazionale del 'Comitato 10 febbraio', l'associazione, ha ricordato, che ''da anni si batte per restituire al Paese la memoria per troppo tempo insabbiata di ciò che avvenne nel confine orientale alla fine della guerra e che coinvolse migliaia di italiani''. Per Pigliucci ''affrontare il passato, in tutta la sua dolorosa crudezza, significa donare alle generazioni a venire un futuro più solido perché fondato sull'esperienza di chi le ha precedute''.

Occorre, ha sottolineato, ''restituire piena dignità non soltanto alle tragedie ma all'intera, complessa storia degli italiani in Istria, nel Quarnaro e in Dalmazia. Bisogna sgomberare definitivamente il campo dalla sensazione di imbarazzo di quanti ancora tendono a ritenere la presenza italiana nell'Adriatico orientale una presenza allogena, di stampo quasi coloniale, e raccontare invece, senza vergogna, come gli italiani abbiano abitato quelle terre ininterrottamente da duemila anni, in una convivenza quasi pacifica con gli sloveni e i croati''.