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Giorno del Ricordo, Toscana: un secco no alla violenza

Seduta solenne del Consiglio Regionale per ricordare le vittime delle foibe. Rossi: “Ricordare le Foibe non significa mettere in discussione la Resistenza”

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
“Ricordare le Foibe e la tragedia dell’esodo degli italiani dalle terre d’Istria, di Fiume e della Dalmazia non significa mettere in discussione i valori della Resistenza. La Resistenza è altro ed è un rischio che non corriamo, come più volte ha ricordato anche il presidente della Repubblica Azeglio Ciampi”.
Lo ha precisato ai giornalisti il presidente della Toscana Enrico Rossi, poco prima dell’inizio della seduta solenne del Consiglio Regionale dedicata stamani al ricordo della tragedia degli italiani, dei 350 mila esuli e di tutte le vittime (forse più di diecimila) delle Foibe sul finire della seconda Guerra Mondiale lungo il confine orientale . Una tragedia che dal 2005, con una legge dello Stato dell’anno precedente, l’Italia ricorda ogni 10 febbraio.
“Ricordare le Foibe – aveva sempre aggiunto ai giornalisti Enrico Rossi, poco prima di concludere la seduta solenne a Pa lazzo Panciatichi – vuol dire soffermarsi su un grande ferita, dopo lunghi e prolungati silenzi. Vuol dire esecrare tutte le stragi, di ogni tempo e in ogni luogo. Vuol dire richiamare ognuno ad una memoria condivisa. Significa aiutare i giovani alla costruzione di una coscienza più aperta al dialogo e che rifugga l’uso della violenza, le discriminazioni, l’intollerranza e ancor peggio le pulizie etniche”.
“La tragedia delle Foibe fu un’operazione pianificata in cui confluirono interessi del nuovo stato yugoslavo, odio nazionalistico anti-italiano, contrapposizione ideologiche e vendette personali, all’interno di un clima da ‘resa dei conti’” ricorda subito dopo Rossi durante l’intervento in Consiglio regionale, richiamando la ricostruzione fatta poco prima da Paolo Sardos Albertini, presidente della Lega Nazi onale, storica associazione fondata nel 1891 a Trieste.
“Ricordare le Foibe – aggiunge, rispondendo ad alcune polemiche – ha senso se diventa una totale esecrazione di tutte tutte le stragi e di tutte le violenze: quelle legate al nazismo e fascismo e quelle compiute da chi diceva di richiamarsi al movimento e ai valori comunisti. In Toscana lo abbiamo fatto e continuamo a farlo, senza tentennamenti”.
L’accoglienza di Livorno ai profughi istriani
“Ma la storia dei profughi istriani ha molto da insegnare anche per quanto riguarda l’accoglienza e la solidarietà, oggi, verso chi arriva ed ha perso tutto” aggiunge in coda al suo intervento il presidente della Toscana.
Rossi ricorda in particolare l’accoglienza che i profughi istriani ebbero nella città di Livorno, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale.
“Furono loro assegnate case popolari, furono aiutati con sussidi – spiega Rossi – A Livorno, come in molte altre parti d’Italia in quegli anni, c’erano sacche di povertà estrema. Qualcuno si poteva sentire scippato di un sostegno di cui si riteneva più meritevole. Nella rossa Livorno e nella Toscana rossa i profughi avrebbero potuto essere etichettati come ex fascisti in fuga. Eppure mai si registrarono episodi di intolleranza”. “Un esempio di accoglienza non banale e di solidarietà alta e non scontata – conclude Rossi – che ha molto da insegnare rispetto ad altri episodi di intolleranza che si registrano invece oggi”.

Le foibe hanno assunto "i contorni di una pulizia etnica", "nel ricordare la violenza liberticida e assassina che maturò nel gioco degli opposti nazionalismi e quindi nel regime comunista di Tito, vogliamo ricacciare con fermezza ogni tentativo negazionista" e diciamo che "gli innocenti massacrati sono tutti i uguali". Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale della Toscana Alberto Monaci aprendo la seduta solenne dell' Assemblea per il Giorno del Ricordo. Monaci ha ricordato che "per 60 anni il massacro degli italiani, la sorte degli esuli, le vicende dolorose che hanno travolto tante famiglie sono rimaste relegate ai cenacoli di politici e storici per ragioni di 'realismo politico'". "Non é per sete di vendetta - ha aggiunto Monaci - che ricordiamo al mondo quanto accadde, vicende che a lungo sono state taciute, non raccontate e non condannate".
Monaci ha poi sottolineato che "così come da qualche tempo si va tentando da troppe parti di negare la tragedia dei campi di sterminio nazisti, non è del tutto sopito il tentativo di taluni di negare quest'altra tragedia, quella degli italiani massacrati nelle foibe". Tra gli interventi anche quello del vicepresidente del Consiglio regionale Roberto Benedetti (Pdl) che ha sottolineato come "oggi che in Italia abbiamo posto fine ad un ingiustificabile silenzio e che siamo impegnati in Europa a riconoscere nella Slovenia un amichevole partner e nella Croazia un nuovo candidato all'ingresso nell'Unione, dobbiamo tuttavia ripetere con forza che, sia in seno al popolo italiano, sia nei rapporti tra i popoli, parte della riconciliazione, che fortemente vogliamo, è la verità. E quello del Giorno del Ricordo è precisamente un solenne impegno per ristabilire la verità".

Poi la parola è passata a Paolo Sardos Albertini, presidente della Lega nazionale, la storica associazione per la difesa dell'italianità di Trieste e della Venezia Giulia. In merito a queste vicende storiche, ha sottolineato, "non basta sapere, ma occorre capire perché, dare un senso a quella tragedia. Non è stato un evento casuale, ma un'operazione con una regia ben precisa". Per Sardos Albertini "Tito stava costruendo il suo stato nazionale ed il terrore era funzionale a questo disegno. Non solo per costringere gli italiani ad andare via, ma anche per tenere a bada le varie etnie, che si odiavano ferocemente fra loro". In rappresentanza del Consiglio regionale, spiega una nota, Nicola Nascosti (Pdl) ha poi partecipato alla cerimonia di commemorazione organizzata dal Comune di Firenze in occasione del Giorno del Ricordo, che si è svolta stamani cimitero di Trespiano.

"E' assolutamente fondamentale per i giovani conoscere i drammatici eventi che hanno segnato la storia del confine orientale del nostro Paese nel Novecento, e combattere, con tutte le forze, l'oblio di questa tragedia, in modo da far sì che eventi di questo tipo non si verifichino mai più". Lo ha detto stamani l'assessore regionale alla Cultura Cristina Scaletti, intervenendo in Palazzo Vecchio ad una iniziativa per celebrare il Giorno del Ricordo dedicato alle vittime delle foibe, organizzata dal Comune, che ha visto la partecipazione di circa 400 alunni delle scuole superiori e medie fiorentine. Nel corso dell'evento, i giovani hanno assistito alla proiezione di due documentari sulle foibe e ascoltato gli interventi di storici ed esperti dell'argomento. "E' una manifestazione organizzata con l'obiettivo di far riflettere i ragazzi - ha commentato l'assessore comunale all'Istruzione Rosa Maria Di Giorgi - e spiegare loro come per fare storia sia necessario conoscere i fatti è questo alla fine, il punto cruciale della questione 'politica' della vicenda delle foibe". Di Giorgi ha anche espresso soddisfazione "per aver potuto organizzare insieme ad esponenti del centrodestra l'iniziativa".
Opinione espressa anche dal consigliere comunale del Pdl Jacopo Cellai: "Finalmente a Firenze questa giornata, grazie agli sforzi da noi profusi nel corso degli anni, è diventata patrimonio di tutti. Il fatto che, come istituzione comunale, abbiamo potuto allestire insieme questa mattinata commemorativa è un grande risultato". All'evento ha preso parte anche l'assessore provinciale alla cultura Giovanni Di Fede, che ha sottolineato come "per troppi anni si sia taciuto sulle foibe: la giornata del ricordo è opportuna, ed è un dovere storico come ha ripetuto il presidente Napolitano, ricordare e raccontare i fatti, interpretarli, contestualizzarli. Non esistono morti di serie A e B: nel commemorare questi eventi, la politica si faccia da parte e lasci lavorare gli storici, che sono gli unici a poter fare chiarezza su queste vicende".