È uno dei pochi settori che nell'epoca della crisi non solo non ha conosciuto flessione, ma è stato capace di una crescita costante: è il mercato della birra artigianale, che negli ultimi anni in Italia sta vivendo una vera e propria età dell’oro. Vent’anni fa il nostro Paese contava appena una manciata di birrifici artigianali, oggi il loro numero complessivo veleggia verso quota novecento, mentre nella sola Toscana il censimento conta 83 aziende. A crescere sono stati anche i posti di lavoro, capaci di creare praticamente dal nulla impiego per più di 136mila persone.
A provare a investire in questo settore sono spesso ragazzi, che fanno della loro passione una scommessa lavorativa. Siamo andati a parlare con tre di loro (Alessandro Marucelli, Daniele Bertelli e Irene Bigagli) che da un anno e mezzo, in Oltrarno, a Firenze, hanno aperto in via Pisana un pub in cui servono in esclusiva le birre di loro produzione – oltre a un’accurata scelta di artigianali provenienti da tutto il mondo. L’idea è provare a scoprire come si possa trasformare una passione in un’impresa sana e al passo coi tempi. E per affermare che l’idea sembra funzionare basta un’occhiata al locale: il pubblico pare apprezzare, e tra un’Amara Maionchi (una sostanziosa Double Ipa, caramellata e luppolatissima), un’1,2,3 Stella (Session IPA dagli aromatici luppoli australiani) e – quando è Natale – una Beernadette (la Black Ale con scorze d’arancia e pepe nero, particolarmente adatta alle festività in quanto brassata con un 5% di acqua di Lourdes), diventa ogni giorno più difficile trovare uno sgabello libero davanti al bancone del Diorama.
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Quando avete deciso di mettervi a produrre birra artigianale?
Prima di aprire il locale abbiamo avuto piccole esperienze da homebrewer e collaboravamo col birraio del birrificio presso cui ci appoggiamo per la produzione delle nostre birre. Poi, visto che uno di noi era già proprietario di un altro pub a Firenze in cui dal 2008 si propone birra artigianale, un paio di anni fa è nata l’idea di realizzare un locale con sole birre artigianali e cucina.
Al Diorama proponete birre non conosciutissime, trovate che la vostra scelta sia premiata in una piazza come Firenze?
A Firenze il consumo di birra artigianale è più basso rispetto ad altre realtà italiane ma chi incuriosito le prova, anche per la prima volta, rimane piacevolmente stupito e più si va avanti più aumenta il numero di persone che scelgono la birra al posto del vino per accompagnare i piatti della nostra cucina. Qui alla spina, insieme alle nostre, cerchiamo di avere a disposizione almeno un assaggio di tutti i principali stili di birra: ad esempio è difficile non trovare una sour beer. Per questo genere scegliamo proposte di birrifici come l’italiano Loverbeer, il tedesco Freigeist, per arrivare ai classici Cantillon o BFM. C’è sempre anche una luppolata in stile India Pale Ale, come la High Wire dell'inglese Magic Rock. Non mancano le birre scure, Stout o Porter. Tra queste ricordiamo la BK del birrificio Olmaia e la Oyster Stout, la celebre dublinese brassata con gusci di ostrica in bollitura. Tra le Saison, le profumate birre belghe, quasi immancabile la Dupont, punto di riferimento a livello mondiale.
Il mercato della birra artigianale in Italia è in forte crescita, si può dire che la vostra esperienza testimonia come questo stia avvenendo anche in Toscana o siete un caso isolato?
La Toscana come consumi di birra artigianale è ancora indietro rispetto al Lazio o all’Emilia-Romagna. Ma non siamo una realtà isolata, il movimento è in crescita e locali che propongono birra artigianale sono sempre più numerosi anche nella nostra regione.
Pensate un giorno di vendere le birre di vostra produzione anche ad altri pub?
Ci piace produrre birre appoggiandoci ad altri birrifici per il gusto di lavorare con degli amici e creare prodotti che vendiamo in esclusiva nel nostro locale, diciamo che questo potrebbe essere il segreto della nostra avventura.