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Godblesscomputers live a Firenze: “In Italia c’è poca curiosità”

Intervista all’enfant terrible della musica elettronica italiana che sabato 20 giugno all’OFF Bar presenta il nuovo disco Plush and Safe

/ Costanza Baldini
Mer 17 Giugno, 2015

Godblesscomputers sarà il protagonista della serata di sabato 20 giugno, ore 19, all'OFF BAR di Firenze in occasione del secondo anniversario dell'etichetta discografica fiorentina FRESH YO!  Lorenzo Nada presenterà Plush And Safe, il nuovo album che segue Veleno del 2014. Ecco la nostra intervista!

So che te l'hanno già chiesto in tantissimi ma devo chiedertelo anch'io, a un certo punto in Italia ci siamo trovati di fronte ad una nuova scena elettronica con artisti come Populos, Clap!Clap!, Capibara, Go Dugong, Apes on Tapes. E' come se qualcuno avesse improvvisamente aperto uno scrigno pieno di tesori di cui non sapevamo nulla. Diciamo che siete passati dall'essere musicisti di nicchia ad essere conosciuti anche dai ragazzini. Come ti spieghi l'esplosione di questa scena?
Mah diciamo che se ne sta parlando spesso ultimamente ma soprattutto da parte degli addetti ai lavori cioè i giornalisti. C’è grande attenzione nei confronti di un certo tipo di elettronica. Io credo che ognuno di noi che emerge all’interno di questo contenitore che chiamiamo “scena” abbia il proprio percorso e le proprie radici. E’ interessante vedere come quando mi trovo a suonare a festival insieme ad altri e parliamo di musica abbiamo dei background completamente diversi ma adesso nel 2015 veniamo assimilati, perché ci siamo ritrovati tutti a fare musica elettronica. Io ho sempre fatto musica, l’attenzione per me e anche per gli altri artisti è arrivata nell’ultimo periodo. La verità è che in buona parte, scusa il cinismo, questa esplosione ha a che fare con la moda. In Italia si seguono dei trend, una decina di anni fa c’è stata l’esplosione dell’indie rock, c’erano un sacco di band, poi è arrivata l’elettronica del french touch con i Justice, adesso sembra che non vada più. Ma non è che non c’è più gente brava o che non fa più questo tipo di musica, ci sono dei trend, delle dinamiche che prescindono dalla qualità artistica. Magari ci si scorderà presto di noi.

Quindi pensi che questa sia una fase passeggera?
Esatto e credo che sia destinato a restare chi porta avanti un proprio percorso e rimane molto slegato dai trend e dalle mode del momento. Io ho una mia visione, un mio modo di fare le cose, cerco un mio suono che sia in qualche modo distinguibile da altre cose. Alla fine resta chi riesce a lasciare un segno, io faccio il mio percorso e poi si vedrà.

Sei nato come dj nella crew di Ravenna Il lato oscuro della costa poi nel 2010 il trasferimento a Berlino, cos'aveva questa città di attrattivo per te? Cosa ti ha spinto a trasferirti?
Mi sono ritrovato a Berlino un po’ per caso, avevo appena finito l’università e ho avuto un aggancio lavorativo dall’Italia. Ho studiato progettazione multimediale, sono andato a lavorare in un’agenzia di comunicazione, facevo web designer, cioè siti internet e programmazione. Sono partito subito, avevo voglia di muovermi, di fare un’esperienza. Berlino è una città molto attiva, quello che mi piace tutt’ora è senz’altro l’apertura mentale delle persone. Non so se sia una caratteristica solo di Berlino o più in generale di tutte le grandi città. In Italia spesso c’è un po’ di chiusura, c’è poca curiosità. A livello musicale a Berlino ci sono tante cose che vengono dalla Germania e da tutto il mondo, un mix di culture. Sono partito, ero da solo, ho conosciuto tante persone che erano nella mia stessa condizione e con cui ho stretto legami molto forti. La mia musica traduce le mie sensazioni, le interazione umane, i discorsi, i momenti passati insieme, tutti i miei ricordi finiscono dentro le mie canzoni.

So che sei un ascoltatore onnivoro di musica, quali sono i gruppi che stai ascoltando in questo momento?
Gli ultimi dischi sono stati: il disco delle Ibeyi, queste due gemelle franco-cubane che hanno fatto un disco bellissimo il cui tema principale è il lutto attraverso la metafora del fiume. Mi è piaciuto molto il disco di un produttore che ora vive a Londra ma ha origini sudamericane, si chiama Flako e ha fatto un disco che si chiama Nature Boy. Ho ascoltato molto l’ultimo disco di Drake: If you’re reading this it’s too late e poi sto ascoltando molto anche il rapper italiano Mecna che ha fatto un disco invernale molto malinconico e romantico, è molto bello.

Passiamo a parlare del tuo ultimo disco Plush and safe, cosa vuol dire questo titolo?
E’ un titolo volutamente poetico, non si può fare una traduzione letterale. E’ una citazione, ho ripreso una scritta di Basquiat su un muro di New York che ha fatto quando non era ancora famoso. Lasciava tracce, messaggi, nel suo modo di comunicare c’era questo aspetto legato alla denuncia della società dell’epoca. Lui intendeva dire che quando sei al sicuro, al “calduccio” quindi safe, ma anche plush che significa morbido, peluche, rassicurante, non hai stimoli. La tua arte non è mossa da nulla se vivi nell’agio. Ci leggo molto una critica agli esseri umani che sono ossessionati dal controllo anche nei rapporti umani.

E te sei uscito dalla tua “confort zone”?
Mah io non ci sono mai stato, l’ho sempre cercata. E’ un disco che io definisco autobiografico perché parla di me di quello che mi è capitato, di storie finite, cose importanti che non ci sono più. Io ho deciso di mettere queste sensazioni in musica, con i suoni, l’unico modo che conosco per esprimermi. Mi piace anche scrivere però non pubblico.

E’ un disco che fa stare benissimo, un disco che ti accoglie, a me ha dato sensazioni piacevoli e bellissime, questa è stata la mia impressione
Mi fa stranamente piacere. C’è chi mi dice che è un disco estivo. Io ci vedo qualcosa di diverso, per me è un disco molto invernale, ma ognuno ci legge quello che vuole. Mi sono reso conto che i primi pezzi hanno un tiro un po’ più leggero, hanno più groove mentre la seconda parte è un po’ più intima, appoggiata, meno danzereccia. 

Hai da poco partecipato al bellissimo Spring Attitude Festival di Roma, dove hai suonato davanti a 4000 persone, com'è stata questa esperienza? Parlano tutti benissimo di questa edizione del festival.
E’ stata un’esperienza davvero bellissima, era la prima volta che portavo Plush and safe dal vivo con il live nuovo. C’era un sacco di bella energia, quando ho finito il live c’è stata un’ovazione, un sacco di gente che voleva abbracciarmi. Questa cosa mi riempie di felicità, mi sono divertito, forse una delle situazioni più belle della mia vita.

Cosa ti piacerebbe fare che ancora non hai fatto?
C’è un festival a Foligno che si chiama “Dancity” mi piacerebbe suonarci ma vedo che vanno sempre in direzioni musicali di ricerca, forse io sono troppo mainstream per loro. Ormai Godblesscomputers è maistream.

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