A vederlo passando lungo la strada che da Ponte a Elsa conduce a Castelfiorentino sembra quasi una cattedrale abbandonata, una splendida San Galgano della protoindustrializzazione toscana: lo zuccherificio di Granaiolo è lì abbandonato da molti anni – l’impianto venne chiuso nel 1972 - ma il suo fascino rimane intatto. Costruito agli inizi del Novecento per volontà di alcuni grandi possidenti di Castelfiorentino e della Società Italiana per l’Industria degli zuccheri di Genova che dette disponibilità ad aprire uno stabilimento in Toscana, Granaiolo fu progettato da un architetto tedesco sul modello delle grandi industrie nordeuropee. L’edificio fu localizzato in un’area prossima al fiume Elsa, a circa 6 chilometri dal centro di Castelfiorentino e a due passi dalla strada provinciale e dalla ferrovia. L’impianto era composto da grandi macchine per il lavaggio e il trattamento delle barbabietole, da imponenti caldaie e da un complesso sistema di tubazioni e di mescolatori per la realizzazione del prodotto finale. La copertura del corpo principale presenta una forte inclinazione ed elementi architettonici che rimandano al gusto neogotico. Spettacolare la grande ciminiera in mattoni rossi, simbolo dello stabilimento, coronata da anello in rilievo di derivazione romanica. Lo zuccherificio di Granaiolo conobbe il suo massimo sviluppo durante il fascismo arrivando ad impiegare circa 500 operai, ma nel secondo Dopoguerra, a causa della bassa capacità produttiva e dell’obsolescenza dei macchinari, la fabbrica cominciò ad entrare in una fase di declino. Attualmente l’edificio principale resta in stato di completo abbandono, pur essendo stati avanzati molti progetti per il suo recupero. La bella palazzina della direzione è stata invece ristrutturata e destinata a civile abitazione, mentre altri piccoli capannoni laterali sono stati riutilizzati per attività produttive.