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I Parvenu debuttano con il pop-dipendente di "Castigo d'élite"

La band toscana sarà in concerto domenica 20 settembre all'OFF Bar di Firenze, ecco la nostra intervista al cantante Francesco Quatraro

/ Costanza Baldini
Gio 17 Settembre, 2015
Parvenu

Tre amici con background diversi ma un unico grande amore per la musica decidono nel 2008 di suonare insieme, nascono così i Parvenu. Alice Chiari al violoncello, Francesco Quatraro a chitarra, voce e pianoforte e Matteo Spolveri alla tromba e flicorno formano un "congiunto musicale sentimentale" che affonda le radici nel rock anni Novanta, nella musica popolare e nella classica.

Il risultato è "Castigo d'élite" nove pezzi che nascono con la dichiarata intenzione di voler castigare le élite che hanno tentato di impedire la creazione dell'album. Un disco attorno al quale ruotano molti musicisti con la presenza anche di collaborazioni illustri come i Gatti Mezzi nel brano Aurelia.

Abbiamo deciso di chiamarci “Parvenu” per due motivi. – ci ha raccontato il cantante Francesco Quatraro - Il primo è che il Parvenu è un sintomo culturale significa “pervenuto” in francese ma viene usato anche come “sprovveduto” se si vuole. In realtà ci piaceva l’idea di improvvisarsi qualcosa perché noi ci siamo improvvisati diversi da quello che eravamo. D’altro lato perché banalmente è funzionale, ci serviva una parola sola e Parvenu suonava bene. Il gruppo all’inizio si chiamava col mio nome e faceva molto cantautore anni ’70 un po’ sorpassato.

Come definiresti lo stile di questo disco?
C’è un po’ di tutto, la cosa che tengo sempre a dire è che non va preso sul serio. Mi diverto a chiamarlo “pop – dipendente”, dipendente da tutto quello che sono le grandi musiche che hanno fatto la storia del pop, non quello brutale di Madonna ma insomma la musica popolare d’ascolto e di intrattenimento. Anche se poi è divertente vedere come ogni critico lo catalizza in un suo percorso di genere musicale diverso, c’è chi parla di cantautorato. Al contempo c’è un background classico negli arrangiamenti e nella composizione. Ma c’è dietro una formazione che va verso il rock, la chitarra è sempre elettrica.

Mi ha fatto molto ridere il testo di “Festa!” mi sembra di capire che non ti piace molto l’Ikea?
Io lo trovo uno dei posti più emblematici del mondo. L’Ikea è un condensatore a livello tecnico, condensa una quantità di aspirazioni e desideri, riesce a incarnare in modo più fresco l’idea del centro commerciale, un non-luogo, L’Ikea ha uno spirito algido, distaccato, in cui l’emozione si può muovere. Questo minimalismo economico, a buon mercato, dà l’impressione di essere accessibile a tutti e quindi tutte le passioni si possono condensare all’interno di questo gelido ritrovato della contemporaneità. L’idea è che di solito ci si passa “Il dì di festa” quello della poesia leopardiana, ci si finisce dentro mani e piedi a dolersi. Il ritornello è un tormentone ma il tema è la festa che si va a passare lì dentro, lo struggimento, la perdita antica del sabato del villaggio che finisce per confluire in un luogo algido. Non è che non mi piaccia, ci finisco spesso e ci muoio spesso varie volte. Non posso dire che non mi piace, lo trovo solo emblematico, angosciante ma emblematico.

In Aurelia suonano anche i Gatti Mezzi, com’è nata questa collaborazione?
Ci siamo conosciuti nel 2010 a un concorso a Pisa che si chiama “Sulle note di Ale”. Da allora è cominciata un’amicizia musicale a intermittenza, ma tra me e Francesco siamo diventati proprio amici, andiamo a fare le vacanze insieme. Questo è un pezzo realizzato quasi su commissione, mi venne chiesto a una cena di scriverlo. Visto che io vivo in una parte di Toscana in cui l’Aurelia è quasi tutto e che quello che ci univa era proprio questa grande arteria, alla fine mi sembrava il modo giusto per mettersi assieme. Gliel’ho chiesto e loro sono stati proprio contenti di farlo, anche perché il tema vuole essere una lamentela sulle infrastrutture inutili. Vogliono fare un’autostrada sull’Aurelia e quindi questo pezzo è stato realizzato per esprimere l’amore per questa grande arteria.

Come mai sulla copertina del disco c’è uno spazzolino da denti?
La copertina è un quadro di un pittore di Porto Santo Stefano Arturo Stronchi, intitolato “Il quotidiano”. L’abbiamo conosciuto perché abbiamo suonato a una mostra, dove lui ci ha chiesto di “musicare” alcuni dei suoi quadri. Questo quadro ci piaceva perché incarnava tutte le nostre caratteristiche, da un lato la cassetta e quindi il passato, le radici, dall’altro un elemento di passaggio lo spazzolino e alla fine la farfalla, simbolo di liberazione da queste cose, il non prendersi sul serio, la leggerezza.

Dove e quando possiamo venire a sentirvi suonare?
Saremo domenica 20 settembre all’OFF Bar di Firenze e il 9 ottobre all’IBS per la presentazione ufficiale del disco. E abbiamo altre date su Firenze e Pisa ma ancora non sono confermate.

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