Due anni dopo “Opera” ornano gli Zeus! L’occasione è la presentazione sabato 24 al Glue di Firenze di “Motomonotono”, terzo album per il duo formato da Luca Cavina al basso elettrico e voce (Calibro 35, Craxi, Incident on South Street) e Paolo Mongardi alla batteria (Fuzz Orchestra, Le Luci Della Centrale Elettrica, FulKanelli, ex Jennifer Gentle e Ronin), il secondo consecutivo pubblicato per la label americana ThreeOneG, creatura discografica dell'eclettico Justin Pearson. Il disco è stato definito dalla critica come un'esplosione di forza bruta, mazzate metalliche, una mitragliatrice sonora, una montagna russa impazzita, un disco che sfiora continuamente la collisione, il deragliamento. Insomma ne vedremo delle belle sul palco del Glue! Intanto gustatevi la nostra intervista a Luca Cavina.
Venite da mille collaborazioni diverse ma come avete deciso di mettervi insieme e formare gli Zeus!?
Io e Paolo suoniamo insieme da 13-14 anni, in diversi progetti musicali in cui eravamo la sezione ritmica, quindi suoniamo insieme da tanto tempo. Nello specifico gli Zeus! sono nati nel 2009 quando eravamo orfani dell’allora nostro gruppo che si chiamava Transgender sciolto nel 2007. Continuavamo sempre a trovarci in sala prove a suonare, registrare e anche a cercare membri per formare un altro gruppo. Ma tra una cosa e l’altra non siamo riusciti a trovare qualcuno che volesse rimanere a suonare con noi, che si volesse impegnare o di cui fossimo contenti. A un certo punto a furia di provare un sacco di gente e rimanere sempre soli ci siamo detti “Sai che c’è? Facciamo in due e vediamo cosa salta fuori”.
In questi giorni ascoltavo il vostro disco e pensavo che sono felicissima di vivere in un mondo in cui escono ancora dischi con delle sonorità così grezze come la vostra
Il titolo "Motomonotono" dice abbastanza tutto, è un disco incentrato su un’idea il più possibile creativa di monotonia. Con gli Zeus! abbiamo sempre cercato di usare i limiti in maniera creativa, già solo il fatto che io e Paolo siamo solo basso e batteria limita molto la nostra strumentazione. In questo caso abbiamo cercato di usare la ripetizione in un senso creativo, all’interno della monotonia c’è un moto, un dinamismo, e una progressione all’interno dei brani.
Come nascono i pezzi? Come lavorate in fase compositiva, chi fa cosa?
Diciamo che io e Paolo dato che abbiamo sempre vissuto nella stessa città, siamo una di quelle band da sala prove. Quindi in qualche modo le idee da un lato nascono dal fatto che abbiamo una consuetudine nel suonare insieme e su certe cose ci conosciamo molto bene, dall’altro abbiamo come delle caratteristiche complementari. Io sono l’unico strumento armonico del duo, lui ha un sacco di idee sulla ritmica. Io magari ho più il senso della struttura, vedo le cose da una spetto macro, Paolo invece è bravo a trovare il particolare, la cosa di cesello che funziona bene. Nasce tutto in due, ognuno con funzioni diverse, è questa unione che fa la nostra forza.
Si percepisce una grandissima ironia nei titoli dei vostri pezzi. Volevo chiedervi quante birre vi siete bevuti per pensare a un titolo come “Enemy e Core” o come “Panta Reich” forse il più bello di tutti
Non credo ci sia bisogno di dirlo, è il nostro lato “cazzone”. Io e Paolo manco ci droghiamo, evidentemente abbiamo già di nostro delle sostanze di qualche tipo in circolo che ci fanno scrivere quelle cose lì.
Come avete conosciuto Justin Pearson, com’è nata la collaborazione con lui?
Justin Pearson ci ha presi nella sua "famiglia" dopo che ci ha conosciuti personalmente e ci ha visti suonare dal vivo, è stato come una specie di talent scout. Dall’altra parte magari inconsapevolmente può avere forgiato il nostro modo di fare musica. Io sono sempre stato un fan del Locust. Non ti so dire quanto dei Locust ci sia nella nostra musica, anche perché le influenze entrano nella tua musica in maniera inconsapevole, quindi c’è talmente tanta roba mescolata nel disco che non saprei.
Il tour è all’inizio, avete raccomandazioni particolari per chi verrà a sentirvi? Dobbiamo portarci i tappi?
Oddio la cosa dei tappi è a sentire personale, ci sono delle persone che anche di default si portano i tappi per evitare di distruggersi le orecchie e invece ci sono quelli che addirittura alla fine del concerto vengono a dirci “guarda le orecchie ci sanguinano ma siamo contenti”. Quindi diciamo a seconda di quanto siete più o meno masochisti fate come vi pare.
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