Innovazione/ARTICOLO

I ragazzi che insegnavano al pc a parlare

I computer imparano la nostra lingua grazie a un gioco. L’invenzione è targata Pisa e ha portato un gruppo di studenti di Informatica in vetta alla classifica del concorso “INSEMTIVES Idea Challenge 2010”

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
giornalismo portatile computer
Altro che linguaggio binario. I computer possono imparare a parlare la nostra lingua, possono capire e ripeterne gli schemi logici, grazie a un’applicazione che va oltre, appunto, ai soliti logaritmi. Si chiama “Phratris”, mix tra “phrasi” e “tetris”, il classico gioco da cui prende spunto. Al posto dei mattoncini, in questo caso, scendono le parole e sta al giocatore metterle in ordine per formare frasi di senso compiuto. Il “cervellone”, nel frattempo, memorizza.

L’idea è stata sviluppata in aula da piccoli gruppi di studenti del corso di laurea specialistica in “Tecnologie informatiche”, sotto la guida del professor Giuseppe Attardi.

“Con ‘Phratris’ – sottolinea Attardi - i miei studenti sono riusciti a creare un programma di apprendimento automatico che permette ai computer di assimilare conoscenze linguistiche che i giocatori stessi forniscono in modo implicito mostrando come loro compongono le frasi”. 

Il progetto è valso alla squadra di giovani informatici il primo posto a “INSEMTIVES Idea Challenge 2010”, una competizione internazionale che alcune settimane fa, a Creta, ha premiato l’idea più originale per lanciare un gioco semantico. 

L’applicazione, scaricabile dal sito http://galoap.codeplex.com/, rientra nei “game with a purpose”, i giochi che sfruttano l'intelligenza umana per ricavare conoscenze divertendosi: “Il concetto è simile a quello del ‘web collaborativo’, lo stesso su cui si basa Wikipedia, in cui sono gli utenti stessi a inserire le informazioni che vanno a costruire l’enciclopedia virtuale”, continua Attardi. “Nel caso di “Phratris”, i giocatori non lo fanno per soddisfazione personale, ma per puro divertimento, aiutando nel contempo i computer a superare quei limiti oltre i quali finora le tecnologie più avanzate non riuscivano ad arrivare”.

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