Martedì 3 marzo arriva a Firenze la band che sta facendo impazzire l'Italia. Il tour è partito venerdì scorso dal Velvet di Rimini. "Endkadenz Vol.1" è il loro sesto album in studio, il titolo è ispirato a una foto che raffigura il finale dell'esibizione musicale-teatrale Konzertstück für Pauken und Orchester del compositore Mauricio Kagel in cui un uomo infila la testa dentro un timpano da orchestra dalla membrana di carta. Roberta Sammarelli ci ha raccontato la genesi di questo album che ha già conquistato il nostro cuore indie rock.
Avete iniziato il tour da pochissimo e le prime date sono già sold out, come lo state affrontando?
Siamo super mega agitati. A Rimini è stata la prima data ma è stata superiore alle nostre aspettative, nel senso che siamo riusciti a suonare e questo è già un traguardo per noi. C'è tanta tensione perché è da tanto tempo che non saliamo su un palco e c'è questa grande affluenza, quindi sentiamo il carico delle aspettative. Ma è bellissimo che ci sia ancora così tanta gente ancora dopo tanti anni che viene sentirci.
Siete insieme da vent'anni, cosa continua a tenervi uniti?
E' la musica ovviamente, è l'unico motivo (ride).
Ascoltando il vostro ultimo disco ho avuto come l'impressione che vi siate divertiti parecchio, avete fatto quello che vi pareva anche perdendo qualche inibizione. Possiamo dire che è il vostro disco più "libero"?
Assolutamente sì, bene o male tutti i dischi ma forse quest'ultimo un po' di più perché abbiamo deciso di registrarci da soli e quindi la libertà è stata totale. Avendo un nostro studio non avevamo paletti né costrizioni potevamo fare quello che volevamo dai suoni alla scrittura dei brani senza un limite di tempo, né mentale.
Ho letto da qualche parte che durante il lavoro per il disco nuovo avete registrato una cosa come 400 canzoni, è vero? Cosa ne farete di tutto questo materiale?
Bè non sono proprio "pezzi" sennò sembriamo dei pazzi sclerati che scrivono milioni di canzoni. Sono diciamo dieci-dodici cd pieni di bozze, di riff, magari cazzate ma non canzoni vere e proprie, sono jam. Praticamente il primo anno che siamo rientrati in sala prove abbiamo improvvisato. Alberto registrava tutto, prendeva il materiale migliore, faceva questi cd e poi ce li dava. E all'interno di questi cd abbiamo selezionato dei riff che ci piacevano, delle strofe con cui poi abbiamo costruito le 26 canzoni. Quindi non è che ci siano in giro 400 canzoni fatte e finite. C'è ancora un sacco di materiale rimasto fuori su cui lavorare. Però penso che ormai ci abbiamo già provato, abbiamo già fatto un giro su tutti quei 12 cd e siamo andati oltre quindi rimarranno lì credo.
Ho letto che Alberto quando compone i pezzi all'inizio canta in inglese e poi traduce i testi in italiano, non ho capito bene come funziona questa cosa. Me la spieghi?
Non è una traduzione di significato, è una traduzione fonetica. Alberto fa la parte vocale in inglese perché farla subito in italiano sarebbe più difficile per lui. Vorrebbe dire dare subito un senso alle frasi. Invece lui lavora inizialmente cantando per trovare una melodia. Quando scrive il testo dopo va a ricercare le sonorità del testo in inglese, non è assolutamente una traduzione.
Trovo i testi di Endkadenz Vol.1 particolarmente forti e belli, toccate delle corde davvero profonde. Mi chiedevo da dove provengano queste parole, se dalla vita reale.
Assolutamente sì, vengono da una base di esperienza. Non narrano storie che parlano di altre persone.
Ormai volenti o nolenti l'immagine di un gruppo conta moltissimo, mi sembra che voi ve ne siate sempre fregati altamente.
Noi siamo così. Anche sul palco non è uno show per noi. E' suonare e non avrebbe senso fare altro. Siamo cresciuti ascoltando gruppi degli anni '90 che salivano sul palco "come as you are". Quelli sono i gruppi che ci hanno segnato anche per quello che riguarda lo stile. Se fossimo cresciuti con i Queen e basta probabilmente saliremmo sul palco travestiti, ma noi non siamo così.
Cosa ci dobbiamo aspettare dal concerto di Firenze, che scaletta farete?
Ovviamente è incentrata sul volume uno e poi faremo pezzi da ogni disco vecchio. Alla fine abbiamo fatto una scelta di brani che ci piace suonare e pensiamo che la gente abbia ancora voglia e piacere di sentire.
E' notizia di qualche giorno fa che è morto Leonard Nymoy ovvero il mitico Spock. Una notizia un po' spartiacque per la nostra generazione.
Sì l'abbiamo saputo a Rimini perché c'era un adesivo attaccato sul frigorifero. Ti dico la verità a me Star Trek non ha mai fatto impazzire, erano i Visitors che mi facevano uscire di testa.
Martedì 3 marzo – ore 21
Obihall – Lungarno A Moro – Firenze
Info tel 055.0460993 – 055.6504112
www.lndf.it – www.dnaconcerti.com
Biglietto posto unico: 15 euro
Prevendite www.boxol.it (tel 055 210804)
Ticket One www.ticketone.it (tel. 892 101)
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