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Il bando di cattura di Machiavelli La rievocazione, 500 anni dopo

Eventi e ricostruzioni storiche per le vie di Firenze il 19 febbraio. Il 1513 fu anche l'anno della prima stesura de "Il Principe"

/ Elisabetta Vagaggini
Mar 10 Dicembre, 2013
machiavelli

Martedì 19 febbraio 1513 fu emanato il bando per la cattura di Niccolò Machiavelli, accusato di congiura. Il 1513 è anche l'anno della prima stesura de Il Principe, di cui si celebrano a Firenze i 500 anni con una serie di eventi e ricostruzioni storiche in vari luoghi cittadini.

Il Principe di Machiavelli è uno dei più famosi trattati politici mai scritti. Scritto dal funzionario fiorentino e diplomatico Niccolò Machiavelli (1469-1527), è considerato il testo fondante della realpolitik. La sua popolarità è andata sempre più crescendo nei secoli, tanto che i suoi assunti hanno influenzato il pensiero occidentale nella politica, nell'economia, nella filosofia.

Riguardo al contesto nel quale fu composto il libro, bisogna ricordare  che, al ritorno della fazione dei Medici a Firenze nel settembre 1512, Machiavelli venne rimosso dal suo incarico di cancelliere a causa della sua stretta associazione con il precedente governo repubblicano, retto da Pier Soderini. Vittima di uno spoil system ante litteram, fu confinato per un anno nel suo podere a Sant’Andrea in Percussina alla periferia di Firenze.

In séguito, il nome di Machiavelli fu rinvenuto in un elenco di potenziali simpatizzanti di una congiura per rovesciare il regime mediceo – congiura che fu scoperta e denunciata – per cui le autorità non persero tempo e fecero catturare Machiavelli, il quale, com’è noto, venne imprigionato al Bargello e sottoposto a tortura. Ma mentre i capi della cospirazione furono giustiziati sommariamente e i loro collaboratori esiliati, non è stata mai trovata alcuna prova del diretto coinvolgimento di Machiavelli nella congiura e, grazie all’amnistia generale concessa per l’elezione di Giovanni de’ Medici a Papa col nome di Leone X, nel marzo 1513 Machiavelli fu rilasciato e tornò nella sua piccola tenuta in campagna.

È a questo punto che Machiavelli iniziò una regolare corrispondenza con Francesco Vettori, suo ex collega nelle missioni diplomatiche durante il governo di Pier Soderini. Agli occhi di Machiavelli, Vettori, inviato a Roma come ambasciatore presso la corte papale, era in una posizione perfetta per chiedere al nuovo Papa Medici una petizione per favorire il proprio reinserimento nel mondo politico e diplomatico a Firenze. Pur essendo restato in rapporti di amicizia con Machiavelli, Vettori si rivelò ben poco entusiasta alla prospettiva di essere collegato con un uomo che era stato indagato e caduto in disgrazia presso i Medici, per cui tergiversò e differì le continue richieste che gli venivano da parte dell’amico ed ex collega.

Questo gioco altalenante di pressanti richieste da un lato ed evasivi tentennamenti dall’altro si svolse, com’è testimoniato dall’Epistolario di Machiavelli, a partire dall’estate del 1513, ma quelle lettere ebbero per oggetto anche altre discussioni, in particolare l’analisi dei diversi tipi di governo politico in Italia e all’estero, il miglior modo di conquistare e di mantenere saldo uno stato, quali leader del tempo avessero adottato le politiche migliori nel controverso e complesso scenario del Rinascimento italiano. Nella famosa lettera del 10 dicembre 1513 Machiavelli fa la prima menzione dell’ “opuscolo” che egli stava “componendo” proprio sulla base delle loro discussioni, chiamandolo esplicitamente col titolo latino “De principatibus” (Sui principati). Il 14 gennaio 1514, Vettori comunica a Machiavelli di aver ricevuto una parte dell’opera, che gli è molto piaciuta, ma non darà un giudizio definitivo finché non l’avrà letta per intero: cosa sia successo da questo momento in poi, fino ad arrivare al Principe che noi oggi leggiamo, è parzialmente avvolto nel mistero.

Su questa pagina di storia ha indagato il professor Stephen J. Milner dell’Università di Manchester. Mentre si trovava in qualità di Visiting Professor a Firenze presso Villa I Tatti (the Harvard University Centre for Italian Renaissance Studies), il prof. Milner ha scoperto inediti documenti d’archivio che gettano nuova luce sugli eventi che hanno portato alla composizione del Principe.

Durante le sue ricerche sulla figura dei banditori fiorentini nel XV e all’inizio del XVI secolo, il prof. Milner ha rintracciato il bando originale che è stato letto dal banditore il 19 febbraio 1513 riguardante la cattura di Machiavelli. Utilizzando le informazioni raccolte dall’esame di centinaia di simili proclami fatti tra il 1470 e il 1530, Milner è stato in grado di mappare i numerosi siti all’interno della città dove il banditore, a cavallo e armato, con la sua tromba d’argento avrebbe declamato ad alta voce il bando. Ulteriori scoperte archivistiche hanno fatto luce su pagamenti versati a quattro cavalieri che furono mandati dalle autorità a cercare Machiavelli per le vie della città e, inoltre, i pagamenti che essi ricevettero dopo averlo catturato.

Dal ritrovamento alla rievocazione storica: martedì 19 febbraio alle 15:00, esattamente a 500 anni dal giorno in cui fu emanato il bando, un banditore con il costume dell’epoca accompagnato da un corteo storico con chiarine e gonfalone del Comune, percorrerà le vie del centro e leggerà ad alta voce la formulazione originale del bando.