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Il violoncello di Giovanni Sollima sa intrattenere le sale da concerto più aristocratiche del mondo ma è pure lesto a imbastardirsi con rock, jazz et etnica in vetta alle montagne, tra le dune del Sahara, nelle feste di piazza. Sollima, palermitano divenuto star all'estero prima che in patria, è passato dalla Scala alla Biennale di Venezia alla Knitting Factory, tempio dell'underground newyorchese, con Muti e Patti Smith, Sinopoli e Capossela. E' autore di colonne sonore cinematografiche per Greenway, Wenders e Marco Tullio Giordana, di musiche di scena per Bob Wilson e Baricco.
La sua composizione più famosa, “Violoncelles, vibrez!”, è un classico del nostro tempo. Una volta ha suonato un violoncello di ghiaccio. Un'altra, montando il filo di un aquilone sulla cassa di un violoncello, ha creato uno strumento nuovo, l'“aquilarco”. A volte passeggia per la sala durante i suoi concerti. Altre, organizza raduni da cento e più violoncelli. Un critico americano l'ha definito il “Jimi Hendrix del violoncello” perché spesso sembra davvero che maneggi uno strumento elettrico, perfino quando fa Haydn.
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