Made in Toscana/ARTICOLO

Il marmo che rispetta l'ambiente Progetto di 40 imprese di Carrara

Oggi le tecnologie producono meno scarti di escavazione. Questi ultimi sarebbero utilizzati per ricompattarli in manufatti da vendere sul mercato. La proposta è stata avanzata alla Regione Toscana

/ Redazione
Gio 26 Febbraio, 2015
marmo

Aumentare la quantità di marmo “buono” per il mercato a parità di quantità di materiale estratto. Con un obiettivo: ricompattarlo e farci dei manufatti meno nobili ma comunque richiesti. E' questo il progetto che 40 imprenditori del marmo di Carrara propongono alla Regione Toscana. Ne parla oggi in un articolo la Repubblica di Firenze.

Le imprese ci metterebbero i soldi: 30 milioni di euro. E sarebbero creati 400 posti di lavoro. Ci guadagnerebbe anche l'ambiente perché non si ricorrerebbe al marmo puro, che obbliga le scavatrici ad un maggior lavoro, ma sarebbero utilizzati gli scarti di escavazione.

Sarà un caso però che la proposta spunta fuori mentre infuria la polemica sul piano del paesaggio regionale e le regole da scrivere sulla tutela delle Alpi Apuane. La condizione, infatti, è che la Regione non recuperi per legge la proprietà pubblica delle cave che dal 1750 sono classificate come bene privato.

Ma – conti alla mano - le imprese marmifere sembrano crederci per davvero nel progetto. Intanto le tecnologie oggi sono talmente avanzante che producono meno scarti e dunque il materiale di scavo che serve per ottenere blocchi utili a fare manufatti in marmo si è ridotto da 1 milione e 250mila a 950mila tonnellate.

Gli scarti vengono utilizzati in vario modo. Da una multinazionale come carbonato di calcio. Un'altra parte va nella produzione di cemento, mentre la parte più nobile viene sfruttata dalla chimica farmaceutica. Ciò che rimane sarebbe utilizzato dai 40 imprenditori per creare manufatti e proverebbe dai ravaneti, che sono le discariche delle cave, dunque con occhio di attenzione per l'ambiente.