Idee in movimento, in un altro modo: l’alternativa. Progetto condiviso: Studio Blam Firenze design&comunicazione.
Il significato della parola “alternativa” è duplice: da un lato, esiste un approccio sistematico, logico ad un tema attraverso due posizioni, di cui una corretta e l’altra sbagliata, una situazione in cui è possibile compiere solo una scelta fra le due parti, e nessun’opportunità è lasciata all’interpretazione. Dall’altro lato, si può ipotizzare una scelta aperta ad un mutamento in atto, presupposto idoneo a definire un contesto culturale in movimento ed una continua ricerca d’alternanza e di rinnovamento. Oggi, se la ricerca desidera trovare soluzioni profondamente alternative, bisogna cercare alla periferia dei sistemi consolidati, dove gli equilibri sono instabili o si stanno per stabilizzare. Le scelte teoriche sono adottate anche dalle aziende più restie ai cambiamenti anche per l’influenza della globalizzazione e della post-modernità. Non è più sufficiente progettare oggetti da vendere in modi difformi a differenti segmenti del mercato; ma diventa necessario conoscere le diverse categorie di consumatori, progettare prodotti differenti per differenti preferenze dal momento che ci troviamo di fronte a diverse stratificazioni nell'ambito del gusto, causate dalle forti distinzioni per raggruppamenti culturali eterogenei. Il ruolo del designer, all'interno del sistema prodotto, muta radicalmente, è catalizzatore fra il marketing e le diverse funzioni tecniche. A determinare nuove modalità di fruizione dell'oggetto non sono solo i designer, ma anche le possibilità del consumatore di usufruire delle informazioni sui prodotti e sul processo produttivo. L'apporto interattivo del fruitore colma il gap, tipico della società moderna, in termini di tempo, spazio e comunicazione tra il designer e il consumatore. Ritengo che la cultura del progetto contemporaneo deve recuperare una nuova centralità del processo inteso come metodo e percorso, rispetto alla preponderante centralità del prodotto (o della merce) come risultato. Il miglior modo di prevedere il futuro: progettarlo, dargli forma. Costruito poco per volta, fissando con chiarezza la destinazione da raggiungere, il percorso da seguire, le azioni da compiere, l’organizzazione da progettare. Orientamento ed esecuzione, strategia ed efficacia operativa. …è colui che indica la luna e che chiede ai suoi collaboratori di alzare gli occhi verso il cielo e non fissare il suo dito puntato verso l’astro! In sintesi, è il duttile equilibrio di più competenze, tutte necessarie.
Parte dei nostri progetti si inseriscono dentro al dibattito tra IDENTITA’ LOCALE e GLOBALIZZAZIONE sottolineando il nostro interesse per una scala intermedia di osservazione che è rappresentata dai raggruppamenti di Paesi omogenei per tradizione culturale ed esperienza. Riteniamo che sia compito della cultura di progetto contemporanea suggerire e porre attenzione a determinati temi di ricerca per il design che derivano dalla matrice storico culturale del settore: il design per le periferie, il design della sostenibilità, la centralità dell’uomo dentro al proprio sistema culturale e non solo biologico….. Ci interessa e incuriosisce il ruolo della cultura di progetto (processi e metodi del design) nei saperi e nelle pratiche del FARE SCUOLA, FARE IMPRESA e FARE TERRITORIO.
L’obiettivo del progetto WorkOut era esplicito: costruire nuove relazioni, inventarne di nuove per un “competitivo design”, dare servizi, tecnologia ed informazioni. Procedere per contaminazioni, per abbattimento delle differenze, è oggi un bisogno progressivo e crescente nei vari campi dell'agire umano. Contaminare significa uscire dai perimetri chiusi e protetti delle cose incontaminate, farle reagire assieme, al fine di ottenere risultati inaspettati e più completi. Si è cercato di costruire nuovi rapporti tra i concept degli scenari e i temi sviluppati nei progetti, con la volontà di trovare soluzioni adeguate ed innovative e di apportare un contributo propositivo. L'obiettivo di Crea©tivity è, all'interno dei flussi di progetto, creare nuove relazioni rintracciare spazi in cui innestare percorsi per lo sviluppo di progetti di design fornendo ai partecipanti le conoscenze, le competenze e gli strumenti indispensabili per acquisire capacità progettuali per la costruzione di un progetto condiviso. E’ un'esperienza densa, un “tumultuoso brainstorming” collettivo che stimola a una progettualità spontanea e consapevole in cui i flussi di progetto sono accelerati e si intrecciano portando i partecipanti ad esplodere gli orizzonti di riferimento con un confronto continuo. Il risultato non è il solo disegno del prodotto ma un visione in cui si rintracciano scenari, tendenze, bisogni e soluzioni. La formula è di tipo “immersivo”, si articola su 2 giorni, ai partecipanti viene proposto il framework di progetto da cui scaturirà il brainstorming collettivo, vero e proprio inizio dell'attività di progetto.
Ecco, dunque, gli ingredienti necessari per sviluppare il pensiero critico per un gioco nuovo:
Mettere in discussione le idee date per scontate I pensatori critici cercano il perché e il che cosa dietro alle cose. Fanno, insomma, le domande giuste, prima ancora che dare le risposte giuste.
Adottare prospettive diverse. Si tratta di trarre vantaggio dalla diversità e dai contributi che possono dare persone di genere, provenienza, esperienza diversi.
Vedere il potenziale. I primi due sono atteggiamenti di carattere deduttivo, ma i pensatori critici devono anche avere un lato creativo che permetta di vedere le opportunità dove altri vedono i problemi o gli ostacoli.
Gestire l’ambiguità. La complessità non lascia spazio alla presunzione di conoscere tutte le variabili. Per questo è necessario sentirsi a proprio agio anche in un ambiente in cui il cambiamento è la costante e sono richieste decisioni rapide.
E’ nostro interesse condividere, individuare e studiare casi di progettisti, imprese, scuole, strumenti di supporto alla progettazione, che siano rappresentativi di un ipotetico “modello di fare cultura del design” o almeno ci crediamo. Come scrive Michael Porter (1991), "spesso si ha a che fare con idee che non sono “nuove' ma semplicemente non sono mai state perseguite con vigore". Esiste davvero un surrogato del tempo “alternato”, presente, nato per esorcizzare modelli culturali e certezze, un “border line” che sovverte ed ironizza e con una forte carica seduttrice.
Angelo Minisci
Product design Studio Blam
www.progettocreactivity.com