Mercoledì 30 marzo Eduardo Secci inaugura nei vasti spazi della sua Sangallo Art Station una esaustiva mostra di carattere antologico dedicata a Roberto Crippa ( Monza 1921 – Bresso 1972).
Curata da Martina Corgnati, la mostra è la prima di un ciclo che la galleria fiorentina intende dedicare ai protagonisti italiani della cosiddetta arte informale, quella generazione di artisti che esordisce all’indomani del secondo conflitto mondiale raggiungendo la maturità negli anni ’50.
In quel contesto generazionale, la figura di Crippa si profila – anche a livello internazionale - tra le più interessanti ed originali.
La rassegna ideata da Eduardo Secci – poco più che ventenne, il più giovane gallerista d’arte contemporanea italiano – segue Crippa durante il ventennio cruciale della sua carriera, dal 1950, l’anno dell’adesione allo Spazialismo, al 1972, data dell’incidente aereo che pone bruscamente fine a una parabola artistica ancora ricca di promesse e avviata su un percorso di fertile sperimentazione. Due decenni di inesausta e fantasiosa ricerca che condurrà l’artista lombardo – come felicemente sintetizza il titolo della rassegna – “dall’energia alla materia”.
Dopo essersi avvicinato a Lucio Fontana, Roberto Crippa è tra i primi ad aderire allo Spazialismo, il movimento artistico fondato dal geniale innovatore della vita artistica milanese e che rappresenta una delle più brillanti declinazioni della nuova arte informale, la risposta artistica alla profonda crisi esistenziale emersa dalle macerie, anche morali, della seconda guerra mondiale.
Al centro del suo lavoro Crippa pone una ricerca che, da un’elaborazione vorticosa e intensamente dinamica dell’elegante elemento decorativo dell’arabesco, conduce alla messa a punto delle famose Spirali, i dipinti con i quali l’artista è comunemente identificato e che ben presto si affermano “tra i prodotti più interessanti e originali della pittura europea di segno e gesto” (Martina Corgnati).
La rassegna ospitata negli ariosi spazi espositivi della Sangallo Art Station conduce il visitatore a ripercorrere gli anni di una lunga indagine in cui tutte le possibilità formali ed espressive del turbinoso elemento spiraliforme vengono esplorate, senza mai pervenire a ripetitività e stanchezza. Crippa gioca con la sue energetiche invenzioni, ora creando sorprendenti contrasti cromatici tra il “campo” e le “forze” che lo attivano, ora trasformandole in concrezioni materiche. Le Spirali rimandano all’energia sorgiva del movimento di una particella atomica attorno al nucleo, ma anche alle evoluzioni di un aereo nell’aria, un’emozione ben nota a Crippa che all’attività artistica affiancava quella di campione di volo acrobatico.
A partire dalla metà degli anni ’50, l’interesse dell’artista torna a concentrarsi sull’uomo, con un tentativo di recupero della struttura che incanala l’energia elementare e disincarnata delle Spirali in condensazioni antropomorfiche: i Totem, realizzati anche in forma scultorea.
Come spiega Martina Corgnati nel saggio in catalogo, i Totem fanno parte di quell’universo di esperienze intraprese quasi parallelamente allo spazialismo, e poi proseguite negli anni ’60, che distinguono la ricerca di Crippa da quella degli altri artisti vicini a Fontana. Emerge infatti nella nuova serie di lavori una forte ed originale componente surrealista che fa di Crippa una sorta di trait d’union tra la tendenza fantastica e “automatica” delle ricerche artistiche del dopoguerra e quella spazialista.
I Totem, in stretta relazione con gli ominidi surrealisti degli artisti nucleari (Lam e Baj), sono forme di antropologia elementare, forse un richiamo ad un’umanità postatomica che rivela il diffondersi di un interesse ad allargare l’esplorazione degli straordinari orizzonti svelati dalle nuove scoperte scientifiche alle loro ricadute esistenziali e sociali.
Con le raffigurazioni totemiche si apre la stagione delle forme mostruose e divertenti suggerite alla potente fantasia dell’artista anche dalla vorace passione per il collezionismo di arte tribale. E’ la genesi di un universo espressivo che, lungo tutto il decennio degli anni ’60, farà emergere dall’energia elementare delle Spirali elementi antropomorfi, primitivi e africanoidi insieme a suggestioni di paesaggio (i Landscapes) realizzati ricorrendo con frequenza sempre più insistita all’utilizzo di materiali diversi da quelli tradizionali della pittura: dai metalli ai pezzi di recupero, dai sugheri agli amianti colorati, un’idea, quest’ultima, emblematica di un’epoca ancora largamente ignara dei pericoli derivanti dall’applicazione di alcune nuove scoperte.
Nell’ambito dell’antologica fiorentina si segnalano alcuni begli esempi di Sugheri.
Il sughero, con le sue caratteristiche di elasticità e morbidezza, le imprevedibili tessiture, le innumerevoli e calde nuances, viene individuato da Crippa come il materiale più idoneo a sostituire progressivamente la patina pittorica.
In questo ripensamento della pittura Crippa cerca, in assoluta autonomia, la soluzione al problema che ora assilla gli artisti della sua generazione: trovare una via d’uscita da quell’arte informale che ha oramai esaurito la sua carica innovatrice.
La promettente stagione di nuove sperimentazioni avviata all’inizio degli anni ’70 si interrompe all’improvviso: chiamato a rappresentare l’Italia ai Campionati Mondiali di Volo Acrobatico, l’artista-campione si schianta al suolo il 19 marzo del 1972 durante un volo di preparazione, la sua ultima spirale.
Cocktail di inaugurazione mercoledì 30 marzo dalle ore 18.30
Esposizione: 31 marzo – 20 maggio 2011
Sangallo Art Station – Via Fra’Giovanni Angelico 5r - 50121 Firenze
Tel. +39 055 0517157
e-mail: info@sangalloartstation.it
www.sangalloartstation.it
dal martedì al sabato 10.00-13.30 15.00-19.30
lunedì, domenica e festivi chiuso
Cultura/ARTICOLO
In mostra lo Spazialismo di Roberto Crippa
Dal 30 marzo una mostra proposta dalla Sangallo Art Station di Firenze ripercorre le fasi salienti della carriera dell’artista

09 R Crippa, Spirali, Olio su tavola-1957-cm 61×49 pic