Trovare nuove vie per fare del buon giornalismo, corretto e indipendente. Garantire la dignità professionale ed economica di chi dedica la propria vita all'informazione. Descrivere le “buone pratiche” del giornalismo precario in tutti i luoghi dove si produce informazione: dai giornali di carta agli uffici stampa, dalle testate on line alle radio e le tv. Questi i temi che verrano affrontati agli Stati generali dell'informazione precaria in Toscana, sabato 11 gennaio, al Circolo Arci di piazza dei Ciompi, a Firenze. La giornata di approfondimento organizzata da Associazione Stampa Toscana, il sindacato regionale dei giornalisti, non è un evento solo per addetti ai lavori perché la tutela della figura del giornalista è ancora prioritaria in una società che vuole garantire i principi base della democrazia.
Tragica la situazione dei media regionali che sono stati investiti in pieno dalla recessione economica. In Toscana è lungo l'elenco delle testate giornalistiche che hanno chiuso o hanno ridotto il personale: Il Nuovo Corriere, Il Giornale della Toscana, la sede fiorentina dell'Unità, Il Manifesto, Teletirreno, Noitv, Teletruria, Tv1, VideoFirenze, Canale 10, Italia 7. E altre crisi sono dietro l'angolo. “La nostra – afferma Paolo Ciampi, presidente Assostampa Toscana – è prima di tutto una battaglia per i diritti del lavoro. Negli ultimi anni sono stati troppi i comportamenti discutibili degli editori toscani. Le regole devono essere rispettate”. Soprattutto ora che esiste in Toscana una legge sull'informazione che vigila sui sostegno economico ai media locali.
Due i temi caldi degli Stati generali: il rinnovo del contratto nazionale e l'applicazione della legge sull'equo compenso. Numerosi i relatori nazionali e regionali che sono chiamati a parlare. Tra questi: Paolo Ciampi, presidente di Assostampa Toscana; Maurizio Bekar, della Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi; Giovanni Rossi, presidente nazionale Fnsi; Vittorio Bugli, assessore regionale alla partecipazione; Cristina Scaletti, assessore regionale alla cultura. “I cittadini devono sapere una cosa importante. Un'informazione precaria – chiude Ciampi - crea una democrazie precaria. Gli Stati generali, dunque, non servono a noi giornalisti per piangerci addosso, ma per parlare delle buone pratiche da mettere in atto a tutela dell'informazione plurale e della democrazia”.