Si intitola “Trentacinque” il terzo album del pianista Simone Graziano, secondo come leader del quintetto Frontal, uscito per la Auand Records. Graziano dopo gli studi al Conservatorio di Firenze e le preziose esperienze dei seminari di Siena Jazz e della Berklee School of Music di New York, ha intrapreso rapidamente una carriera professionale che lo ha portato a distinguersi e collaborare con una serie di colleghi del calibro di Chris Speed, David Binney, Tim Berne, Paul McCandless, Ares Tavolazzi, Gabriele Mirabassi, Zeno De Rossi, Mirko Guerrini e tanti altri. Il Tour “Trentacinque” di Simone Graziano partirà il 19 novembre da Roma. In Toscana suonerà il 21 novembre al Pinocchio Jazz Club, il 26 al locale Un Tubo di Siena. Graziano si fa accompagnare in questa nuova avventura da una formazione composta da alcuni tra i nuovi talenti più in vista del jazz contemporaneo: Gabriele Evangelista al contrabbasso, Stefano Tamborrino alla batteria, David Binney al sax alto e Dan Kinzelmann al sax tenore. Ma una piccola anteprima del disco si potrà ascoltare venerdì 30 nel concerto in Sala Vanni a Firenze insieme ad Alessandro Lanzoni. Ecco la nostra intervista!
Ti ricordi quando hai iniziato a suonare il pianoforte? Come nasce la tua passione?
Avevo sei anni, in casa c’era questo pianoforte verticale e io lo strimpellavo. Le prime lezioni me le dette mia mamma, poi decise che era meglio prendere un insegnante e iniziai a fare lezione. Fin da subito iniziai a improvvisare, mi ricordo che quando suonavo Mozart dicevo alla mia insegnante “Questa nota non mi piace” e la cambiavo. Come se fin da piccino dovessi andare al di là della parte scritta.
Poi hai studiato anche a Boston, cosa ti ha dato questa esperienza all’estero?
Avevo 17 anni, ero alle prime armi, è stata una bella esperienza perché mi ha insegnato che si impara l’improvvisazione. In America in quegli anni c’era un metodo per apprendere la tecnica di improvvisazione jazzistica, mi ha fatto capire come imparare.
Un po’ come nel film Whiplash?
No, quello è un film, una finzione, è un metodo che non esiste. Se fosse così la gente smetterebbe di suonare, anzi le scuole moderne di apprendimento rifuggono l’idea che con la violenza si possa imparare qualcosa. La musica è fatta per stare bene.
Il titolo del tuo ultimo disco “35” com’è nato? Sono i tuoi anni giusto?
Sì da una parte è l’elemento anagrafico, dall’altra tre sono i dischi che ho fatto a mio nome, cinque invece è il numero dei componenti del mio gruppo "Frontal". Cinque è anche l’unità metrica con cui sono formati tutti i pezzi che ho composto. Inoltre abbiamo passato circa 35 giorni chiusi in studio a provare, quindi questo elemento numerico sembrava degno di essere menzionato.
Che cos’è questa scultura sulla copertina del disco?
E’ in riferimento a uno dei pezzi del brano che si chiama “Kammennaja Baba”. Kammenaja Baba significa “donna di pietra” in russo, sono queste sculture enormi poste in Siberia a protezione dei sepolcri, servivano per traghettare le anime dei morti nell’Al di là.
Un altro titolo che mi ha colpito è “B_Polar”, come mai hai dedicato una canzone al disturbo bipolare?
Perché la condizione del bipolarismo in maniera non patologica è una condizione che tutti noi viviamo. In particolare se fai un tipo di vita artistica, tutti i performer vivono la ciclotimia bipolare, passi da momenti di esaltazione a momenti di assoluta depressione. Quello che mi divertiva era rendere in musica questa dicotomia psicologica, manifestare attraverso la musica questi due stati d’animo così diversi che ci abitano spesso. Questo brano è formato da due sezioni molto, molto distinte, la prima è un po’ per l’aria, mentre la seconda è molto più quadrata, più ritmica.
Qual è stato lo spirito con cui hai composto questo album?
Dopo il primo disco che era molto evocativo, ho cercato in quest’ultimo di scrivere pezzi che spingessero tutti al limite. L'obiettivo era spingere tutti i parametri musicali dal punto di vista tecnico, strumentale, ritmico, armonico alle estreme conseguenze. E’ un disco che dal punto di vista compositivo, di scrittura è complessissimo anche se ascoltandolo forse conserva una certa immediatezza e quindi forse l’ascoltatore neanche se ne accorge. L’intento principale, vista la grande bravura dei musicisti era portare tutti noi all’estremo.
Il tour parte ufficialmente a novembre, ma il 30 sarai in sala vanni con Alessandro Lanzoni. Che repertorio farete?
Io e Ale ci conosciamo da quindici anni, siamo amici. Gli organizzatori del Musicus hanno deciso di fare questo duo di pianoforti e per noi è una sfida molto bella perché è rarissimo suonare due pianoforti in contemporanea. Eseguiremo un repertorio nostro, cioè solo brani originali, l’abbiamo incentrato su una vena melodica. Verrà fuori un concerto molto fruibile nelle intenzioni, molto post-romantico.
Dopo il tour italiano in novembre suonerai anche all’estero?
Stiamo cercando di organizzare un tour in Cina ma ancora non ti posso confermare niente.
Venerdì 30 ottobre – ore 21,15
Sala Vanni – piazza del Carmine, 14 – Firenze
Info tel. 055 287347 – www.musicusconcentus.com
Biglietto: 15 euro (10 euro in prevendita www.boxofficetoscana.it)
[it_gallery]
[it_mappa]