E' uscito da pochissimi giorni il video per il brano "North Polar Land", loro sono i Plastic man terzetto fiorentino formato da: Raffaele Lampronti alla voce, al basso Diletta Casanova già anima del progetto "Casanovas" e Leonardo Innocenti alla batteria. "Don't look at the Moon" è il loro primo Lp che è uscito lo scorso marzo per l'etichetta fiorentina Black Candy Records. Potrete ascoltarlo dal vivo giovedì 30 aprile in occasione della Notte Bianca fiorentina. Un grande festa a ingresso gratuito offerta dal Tender Club. Noi abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il leader della band Raffaele.
Nel vostro disco ho percepito un grande amore per la musica inglese, dai Kinks fino ai Suede. Sento forti radici negli anni '60. Mi chiedevo come mai un gruppo giovane come il vostro si spinge a guardare così lontano indietro nel tempo?
Gli amori non si scelgono, questa è la musica che ci appassiona. Io personalmente quando scrivo i pezzi non vado a imitazione diretta. Credo che quello che mi piace venga fuori dal mio subconscio. I riferimenti nel nostro sound non saranno mai uguali alla musica anni sessanta anche perché la tecnologia è andata avanti. Per me il rock è immortale, si rigenera mischiando elementi che vengono fuori ogni decennio. Le combinazioni sono infinite. La bravura di un gruppo secondo me sta nel trovare il giusto mix. Noi siamo un insieme di tanti elementi dal rockabilly, al brit pop, dal punk fine anni '70, al garage inizio 2000. Il risultato però è un'altra cosa. Detto questo il rock dei Kinks non passerà mai, i loro dischi sono immortali.
Come e quando avete deciso di suonare insieme?
Io suono da quando avevo 15 anni. Nel disco ci sono anche pezzi che ho scritto quando avevo 18 anni, ne son orgoglioso, sono riuscito a rielaborare meglio il materiale con un sound più maturo. Il gruppo è nato da una mia idea, poi si sono aggiunti gli altri. Abbiamo pubblicato il primo Ep l'anno scorso, poi i primi concerti e il tour in Francia.
Come vi siete trovati col pubblico francese? Vi siete divertiti?
E' stata davvero una bella esperienza. Ovviamente abbiamo suonato in piccoli club underground, ma per me è stata già una grande soddisfazione. Ho conosciuto delle belle realtà. Ci è capitato di suonare anche davanti a cento persone quando andava bene, quando andava male davanti a venti. Ma la cosa bella è che era tutta gente che ci aveva ascoltato su youtube o aveva sentito l'Ep online. Venivano per sentire noi, ci conoscevano. Insomma una bella accoglienza che ci ha fatto venire voglia di fare tanti altri concerti.
C'è un sogno che vorresti realizzare in ambito musicale?
Il mio piccolo sogno è quello di finire in una compilation degli anni '10 e venire riscoperto tra quarant'anni quando sarò vecchio com'è capitato a Sisto Rodriguez in Sud Africa. Il grande sogno è quello di suonare a Sanremo. Avere la possibilità di utilizzare quell'orchestra, quei violini. E' una baracconata inascoltabile ma mi piacerebbe infilarmi nel mezzo e stupire. Magari la mia musica potrebbe piacere anche al pubblico dell'Ariston, anzi sicuramente potrebbe piacere più di molte cose che si sono sentite in passato. Non a caso ormai Sanremo non lo guarda più nessuno.
Foto di Sara Mautone
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