Orsanmichele
Un edificio di Firenze che nella stratificazione di storie di significati interpreta in maniera più efficace la carità nell’esperienza cristiana è la Chiesa di Orsanmichele. La sua storia inizia in età longobarda (sec. VI) con la costruzione della chiesa di San Michele ad hortum poi detta Orsanmichele, che, dopo varie trasformazioni fu demolita nel 1240. Al suo posto fu eretta una loggia per la vendita del grano: era una struttura semplice, con pilastri di mattoni e tetto di legno, con due colonne affrescate in memoria dell’antica chiesa, una con la figura di San Michele Arcangelo, l’altra con l’immagine della Madonna.
I Capitani di Orsanmichele distribuivano ai poveri le offerte dei devoti e la gente che ogni giorno la frequentava cominciò ben presto ad attribuire numerosi miracoli alla Madonna qui raffigurata. Nel 1304 l’edificio, semidistrutto in un incendio, fu ricostruito con un’ampia loggia al piano terreno - uno spazio adeguato per la devozione all’immagine della Madonna delle Grazie - e due piani superiori alti ed areati per il deposito delle granaglie. La Loggia mantenne la sua doppia funzione, ma la realizzazione di una nuova immagine col suo grandioso tabernacolo attrassero ancora più devoti: furono chiuse le arcate e l’interno divenne una chiesa (1367), i piani superiori conservarono la loro funzione di granaio fino al 1569.
Quella che oggi sembra una strana commistione di funzioni non era affatto percepita come anomala: nella coscienza del tempo vita di fede e bisogni quotidiani non erano separati e, proprio nelle istanze più terrene, come il cibo, si manifestava naturale l’affidamento a Dio attraverso la Vergine. Nell’interno la tavola della Madonna delle Grazie (Bernardo Daddi, 1347) risplende per la vivacità dei colori impreziositi da dorature.
La serena armonia delle movenze si concentra nel gesto e nello sguardo del Bambino che allunga il braccio per una carezza alla Madre, mentre Maria piega il capo verso di Lui, ma continua a guardare di fronte, quasi per abbracciare con lo sguardo tutti i Suoi figli. Dalla carezza del Bambino, che si fa sguardo della Madre, nasce il movimento di fede e di carità che nei secoli si è irradiato nella città, suscitando la progressiva coscienza dei valori essenziali dell’uomo anche nella vita quotidiana.
Loggia del Bigallo
L’edificio, caratterizzato da una loggia angolare gotica, fu sede di due Confraternite, fondate (1244) da Pietro da Verona, San Pier Martire, chiamato a Firenze come predicatore contro l’eresia dualista (contrapposizione tra anima e corpo). In seguito la Società Maggiore di S. Maria - del Bigallo - si dedicò ai malati e agli orfani, la Società Novella di S. Maria - della Misericordia - si occupò dell’assistenza di carcerati e infermi e di seppellire i morti poveri o senza famiglia. La Misericordia, già stabilitasi nel 1321 in Corso Adimari (via Calzaiuoli), ebbe in dono una casa contigua di fronte al Battistero (1351). I lavori per la costruzione di un oratorio e della loggia furono affidati dalla Repubblica ad Alberto Arnoldi, impegnato anche nel cantiere del Duomo: la loggia, in angolo tra la strada e la piazza, costituiva il visibile raccordo tra il potere economico e quello religioso.
La Compagnia del Bigallo fu unita per breve tempo alla Misericordia (1425-1489) e lasciò la sua sede di via de’ Lamberti (dietro Orsanmichele); al Bigallo rimase poi la sede storica sopra la loggia, mentre la Misericordia si stabilì nel palazzo di fronte al lato sinistro del Duomo.
Sulla loggia sono visibili tracce di un affresco diviso in due scene: la fondazione della Compagnia e la predicazione di San Pier Martire. Nella Madonna col Bambino (lunetta attribuita all’Arnoldi) Gesù infila la mano nella veste, cercando il latte: Dio si è reso bisognoso di tutto, come un bambino, per rivelare che l’amore abbraccia specialmente i più bisognosi.
Palazzo della Misericordia
Nella sede della Misericordia il campanello e la buca delle elemosine indicano il legame con l’antica origine del Sodalizio. La Carità (1970) di Pietro Annigoni e l’emblema della Confraternita (la sigla FM sotto la Croce) rappresentano le finalità e il senso dell’attività dei Confratelli: carità è portare l’altro sulle spalle, ma sarebbe umanamente impossibile se Cristo per primo non avesse portato sulle spalle la croce per la nostra redenzione.
Ospedale di Santa Maria Nuova
La parte più antica, Santa Maria, fondata dal ricco mercante Folco Portinari presso la chiesetta di Sant’Egidio (1286), è quella sita di fronte all’attuale edificio, poi occupata dalle suore Oblate, ora sede dell’omonima biblioteca. La costruzione del nuovo complesso ospedaliero, Santa Maria Nuova, continuò e si ampliò nei secoli con il chiostro “delle medicherie” (1420 circa), i lunghi corridoi a forma di croce, i chiostri incastonati negli edifici e gli ultimi grandi interventi iniziati nel ‘600 con il loggiato del Buontalenti in cui è inserita la chiesa. All’interno, murato in verticale, si trova un bassorilievo di Monna Tessa, nutrice di casa Portinari e ispiratrice della fondazione; nel chiostro si ammira il monumentale affresco di Cristo con la Samaritana (Alessandro Allori, 1577). L’esperienza della carità che si descrive in questa rappresentazione del noto episodio evangelico, “l’acqua che zampilla per la vita eterna”, è il dono di Dio per gli uomini, più profondamente comprensibile da chi, malato, è in stato di continuo bisogno e riconosce in chi si prende cura di lui la presenza di Cristo, Dio fatto uomo.
Oratorio di San Martino dei Buonomini
Il Sodalizio nacque dalla proposta del Priore del Convento di San Marco, Antonino Pierozzi, ad una piccola compagnia di penitenti (1441): l’assistenza ai “poveri vergognosi”, persone umiliate da avversità economiche o politiche che si vergognavano di mendicare. L’impegno caritativo specifico rientra in un processo di specializzazione proprio del ‘400: la fede individua le soluzioni più adeguate ai bisogni concreti, usando intelligenza e creatività come strumenti al servizio della carità, che opera più efficacemente con interventi diversificati. Nell’oratorio affreschi della bottega del Ghirlandaio illustrano Le opere di misericordia e le attività caritatevoli del Sodalizio: l’estro narrativo per cui il pittore era noto celebra qui la ricchezza umana e civile della Comunità al servizio dei bisognosi. Nelle lunette sopra l’altare sono raffigurate le storie di San Martino di Tours: in particolare in quella di destra si narra il Sogno di San Martino. Martino vede Cristo che gli viene incontro coperto solo dal mantello da lui dato poco prima al povero. La scelta di questo soggetto proprio sopra l’altare aiuta a cogliere la spiritualità dei Buonomini, per i quali la reale presenza di Cristo si manifesta nel povero come nell’Eucarestia.
Duomo Campanile di Giotto
La Carità - tra la Fede e la Speranza - è una donna che tiene nella mano destra un cuore e nella sinistra una cornucopia piena di fiori e frutti. È la fecondità della fede, e la formella esagonale al di sotto di essa raffigura l’Arte di edificare. C’è un rapporto tra le due fasce in tutto il ciclo del campanile e, in particolare, questa chiarisce l’itinerario partito da Orsanmichele: la carità muove, fa costruire non solo edifici, ma realtà umane dove, come nella formella esagonale, c’è un Maestro che insegna, una Presenza da seguire.
Gli originali delle formelle sono esposti al Museo dell’Opera del Duomo.
Cultura/ARTICOLO
Itinerario “I luoghi della Carità”
Orsanmichele, Loggia del Bigallo, Palazzo della Misericordia, Ospedale di Santa Maria Nuova, Oratorio San Martino dei Buonomini, Campanile di Giotto

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