Made in Toscana/ARTICOLO

La crisi economica erode le imprese

Presentati i dati dell'Osservatorio sui bilanci delle società di capitali toscane

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
I bilanci delle società di capitali mostrano già a fine 2008 evidenza dell’impatto della crisi sugli indicatori di sviluppo, su quelli di liquidità e di autonomia finanziaria. Gli effetti si sono manifestati in particolare sulle condizioni di redditività, dal momento che il rendimento dei capitali investiti (ROI operativo) è passato dal 7,4% del 2007 al 6,2% del 2008). A preoccupare sono soprattutto le micro-imprese, con un ROI in discesa di oltre 119 punti base (dall’8,1% del 2007 al 6,9% del 2008).
La compressione dei margini sulle vendite e l’incremento del costo del debito hanno contribuito a creare, a fine 2008, un forte peggioramento delle condizioni di liquidità.
Il modello di simulazione dei risultati economici riferito al 2009, relativo al solo comparto manifatturiero, stima inoltre una netta flessione della quota di imprese in utile, passate dal 68% del 2008 al 50% del 2009.

Questi sono alcuni dei dati che emergono dai risultati dell’Osservatorio sui bilanci delle società di capitale relativo al periodo 2004-2008, presentato oggi a Firenze da Unioncamere Toscana e dal Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Firenze, ed arricchito da un modello sperimentale di simulazione dei risultati economici delle imprese manifatturiere per l’anno 2009 alimentato a partire dai risultati delle indagini congiunturali condotte dall’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana.

La crisi finanziaria ha colto di sorpresa le imprese toscane: dai risultati di bilancio è evidente come l’inizio della crisi abbia accentuato le differenze di performance tra piccola e grande dimensione in maniera trasversale rispetto ai diversi settori (con alcune limitate eccezioni relative all’agricoltura, agli altri servizi non finanziari, alle utilities). La flessione di fatturato osservata è risultata più accentuata fra le imprese di dimensioni minori (-2,1% per le microimprese[1]); le imprese maggiormente strutturate registrano tuttavia una contrazione più pronunciata del valore aggiunto (-1,5% per le grandi). Nel 2008 si registra inoltre un tasso di sviluppo degli investimenti negativo (-5%), sintesi di un dato in forte diminuzione per le micro (-7,8%) e per le piccole imprese (-2,2%), ed in aumento per medie (+1,7%) e le grandi (+5,2%).

Dal punto di vista dell’equilibrio finanziario, dopo anni di crescita, anche la capacità di autofinanziamento delle imprese si è fortemente ridotta, precipitando al di sotto dei valori osservati nel 2004: nel 2008 l’attività operativa non produceva infatti più di 6,5 euro di liquidità ogni 100 euro di fatturato. A far da contrappeso alla flessione dell’utile netto (passato dallo 0,57% allo 0,47% del fatturato), si registra tuttavia un miglioramento del grado di capitalizzazione: il rapporto fra patrimonio netto ed il totale delle fonti di finanziamento passa infatti dal 16,1% del 2007 al 17,7% del 2008, un dato apprezzabile, se non altro, in termini di valutazioni che il sistema creditizio è chiamato a condurre secondi i parametri imposti da Basilea II.

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