Il primo trimestre 2012 vede una battuta di arresto dello sviluppo delle imprese femminili in Toscana, che restano ferme al 24% del totale delle imprese (99.395 unità su 414.885), dopo l’aumento del 4,1% (+3.930 unità) registrato dal 2009 al 2011. Un risultato comunque migliore di quello dell’imprenditoria maschile (-0,5% pari a 1.728 unità perse in dodici mesi), contro il calo di sole 9 aziende femminili. Sono i dati elaborati dall’Osservatorio sulle Imprese femminili di Unioncamere Toscana.
A livello territoriale si notano andamenti eterogenei: l’imprenditoria femminile continua a svilupparsi all’interno della Toscana, con la provincia di Arezzo in testa (+2,0%, +185 unità nel periodo marzo 2011-2012), seguita da Pistoia e Prato, mentre le province costiere registrano una forte diminuzione: -1,7% a Livorno e -1,2% a Lucca, pari a -130 unità in ciascuna provincia.
Le aziende rosa crescono dove è in atto un’involuzione di quelle maschili. La maggior parte opera nel settore del commercio (il 27,7%) e dei servizi (il 37,3%), dove sono nate 260 nuove imprese da marzo 2011 a marzo 2012, fra attività turistiche di alloggio e ristorazione e aziende di informazione e comunicazione. Calano le imprese rosa nel commercio (-0,5%) e in agricoltura (-1,5%).
Anche il manifatturiero, dove le aziende gestite da donne sono il 12,7%, registra una diminuzione (-0,7% pari a -84 unità) che abbraccia gran parte delle attività e colpisce soprattutto la filiera del tessile-abbigliamento (-87 aziende).
Le imprese rosa continuano ad essere mediamente più giovanili di quelle maschili: il 10,7% è guidato da under 35 contro il 9,2% di quelle maschili, nonostante un calo del 2,2% (-239 unità) delle aziende femminili giovanili a marzo 2012.
Nell’11,3% dei casi sono guidate da donne straniere e l’imprenditoria femminile di origine non italiana continua ad espandersi (+6,5% rispetto al 2011), soprattutto grazie alla vivacità imprenditoriale delle extracomunitarie che superano le 8.300 unità, mentre le imprese guidate da italiane (88mila), calando di altrettante 690 unità (-0,8%), determinano lo stop alla crescita dell’imprenditoria femminile complessiva.