Con la riforma costituzionale ci sarà il passaggio dal bicameralismo perfetto a quello differenziato, che prevederà diversi procedimenti legislativi.
Il procedimento resterà bicamerale – ovvero le leggi dovranno essere approvate sia da Camera che da Senato – in questi casi: leggi sull’ordinamento degli enti locali (Comuni, Città metropolitane e Regioni) e di attuazioni del titolo V; leggi costituzionali o di attuazione della Costituzione su materie specifiche; leggi sulla partecipazione dell’Italia alla formazione o attuazione delle norme dell’Unione Europea; leggi di ratifica dei trattai dell’Ue, leggi sulle prerogative dei senatori e legge elettorale per il Senato.
In tutti gli altri casi il procedimento legislativo è monocamerale: la Camera presenta e approva le leggi, ma il Senato ha 10 giorni di tempo per decidere (su richiesta di 1/3 dei componenti) di esaminarlo e ha 30 giorni per proporre modifiche su cui dovrà pronunciarsi la Camera. L’esame del Senato sarà automatico per la legge di bilancio e del rendiconto consultivo dello Stato (con proposte di modifica entro 15 giorni).
Inoltre per le leggi che attuano la “clausola di supremazia”, ovvero quando lo Stato su proposta del Governo interviene negli ambiti di competenza delle Regioni, il Senato esamina automaticamente entro 10 giorni il disegno di legge: le proposte di modifica approvate a maggioranza assoluta (la metà più uno dei senatori) potranno essere rifiutate dalla Camera solo con una maggioranza assoluta.
Infine il procedimento “a data certa” – novità introdotta dalla riforma costituzionale– consentirà al Governo di chiedere alla Camera di decidere di esaminare in via prioritaria un disegno di legge (indicato come essenziale per attuare il programma di Governo) e dovrà essere votato in via definitiva entro 70 giorni.