Un ulteriore 'scudo' a difesa della qualità di un prodotto storico. Con il riconoscimento da parte dell'Unione Europea, la Finocchiona toscana ottiene il riconoscimento IGP, marchio che garantisce il rispetto di tre parametri: il legame con il territorio di produzione; il rispetto di precisi metodi di lavorazione; la conformità a determinate caratteristiche qualitative ed organolettiche. L’IGP garantisce perciò ai consumatori quelle garanzie di qualità e di autenticità legate anche all’esperienza e alle capacità produttive tramandate generazione dopo generazione.
Finora sono giunte oltre 65 richieste di iscrizione al Consorzio di tutela da parte di aziende diffuse su tutto il territorio di produzione IGP, con una stima produttiva annua di 1500 tonnellate, ed un giro di affari valutato in un fatturato di circa 12 milioni di euro alla produzione e 20 milioni al consumo.
Nel dettaglio vengono utilizzati oltre un milione di chilogrammi di carne, 4200 chili di finocchio utilizzato in forma di semi o fiori ed altrettanti chili di pepe. Infine, 900 kg di aglio ed oltre 36mila di sale.
“Il riconoscimento della IGP per la Finocchiona - afferma Francesco Seghi, direttore del Consorzio di tutela della Finocchiona - è un grande risultato per i salumieri toscani e per tutta la nostra regione. Un riconoscimento ambito ed atteso, che porta di diritto questo prodotto tra le eccellenze della salumeria e della gastronomia".
La Finocchiona è da secoli un salume conosciuto ed apprezzato: già nel Quattrocento, a partire dalla popolazione fino alla classe nobile. Nell’Ottocento e nel Novecento sono molte le testimonianze storiche sull’uso del termine “Finocchiona”: nel 1875 è citata nel Vocabolario della lingua parlata di Rigutini e Fanfani e nel dizionario Pirro Giacchi, edito nel 1878. Nel Vocabolario degli Accademici della Crusca, edizione 1889, viene evidenziato il legame della Finocchiona con il territorio toscano.
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