Sarà la geografia il fil rouge della terza edizione del festival PhC Capalbiofotografia, in programma dal 23 aprile al 5 maggio presso l’associazione Il Frantoio a Capalbio.
Il tema ‘Personal Geography’ sottolinea l'attaccamento della kermesse al suo territorio e al tempo stesso la capacità d'essere un laboratorio di altissima ricerca artistica.
Nella definizione di geografie personali la fotografia è un mezzo privilegiato, le geografie si definiscono con gli occhi, e la fotografia è il mezzo più diretto per archiviare queste visioni.
Il suo compito diventa sempre più quello di documentare mappature personali, in equilibri tra grandi e piccole aree, confini storici e intimi, e talvolta evocazioni della presenza umana.
Superato il novecento, secolo dove si è completata l’esplorazione del pianeta e la sua mappatura topografica, oggi molti artisti e fotografi lavorano alla costruzione di un rapporto diretto con la terra, elaborano geografie personali, e la fotografia è spesso il mezzo prescelto per questi studi.
La mostra principale del festival sarà la collettiva ‘Personal Geography’ con nove fotografi, quattro stranieri (David Farrell, Pieter Hugo, Pablo Lopez Luz e Guy Tillim) e cinque italiani (Antonio Biasiucci, Pier Giorgio Branzi, Marco Delogu, Paolo Woods e il duo Gioberto Noro).
Il tema delle mostre, riassunto in “Personal Geography”, è infatti la costruzione di un rapporto diretto con la terra: conclusa la mappatura topografica del pianeta con le grandi esplorazioni del Novecento, raccontare la geografia significa sostituire i confini reali oggettivi con quelli intimi e personali.
E le immagini fotografiche sono il mezzo più adatto a comunicare questa dimensione, fatta di visioni.
Alcune delle immagini saranno esposte contemporaneamente al Museo della Fotografia di Mosca (Branzi e Delogu), alla galleria Magazzino di Roma (Biasiucci) e al Victoria&Albert Museum di Londra (Hugo e Tillim).
Cultura/ARTICOLO
La geografia dell'anima negli scatti di Capalbiofotografia
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Paolo Woods – Capalbio Fotografia