Attualità/ARTICOLO

La memoria come antidoto alla banalità del male

Seduta solenne del consiglio regionale a Pistoia in ricordo delle vittime della Shoah. Domani in diretta su intoscana.it, a partire dalle 9.30 dal Mandela Forum di Firenze, il meeting regionale con migliaia di giovani. Intervengono il premio Nobel Imre Kertész (video), Boris Pahor, Amos Oz, Piero Terracina, le sorelle Andra e Tatiana Bucci e Marcello Martini. Apre Moni Ovadia

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
giorno della memoria

«In Toscana il “Giorno della memoria” dura 365 giorni, e non è uno slogan. Poterlo affermare alla fine del mio mandato di presidente è per me motivo di grande soddisfazione. Ho la certezza del radicamento di un progetto che è nato nel 2002 con il “Treno della memoria” e che si è arricchito anno dopo anno, superando il rischio della retorica e della ritualità dalle quali i giovani, ma non solo, rifuggono per istinto e per convinzione».

Queste le parole con cui il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, ha aperto l'intervento che ha chiuso la seduta straordinaria del Consiglio regionale svoltasi nel Palazzo Comunale di Pistoia in occasione della ricorrenza.

«Questo è stato possibile perché la società toscana è predisposta a partecipare con le sue energie ed intelligenze (quest’anno abbiamo in ponte più di 300 iniziative), e perché il mondo della scuola e dell’università si è calato da protagonista dentro questo contenitore arricchendolo di materiali, intuizioni e innovazioni. Siamo convinti che per il “Giorno della Memoria” non si trattasse solo di raccogliere e riordinare i ricordi di un passato tragico, ma di offrire ai giovani alcune chiavi di lettura per capire più a fondo un lato della nostra modernità e della nostra civiltà. Il “Giorno della Memoria” ci parla dell’oggi proprio mentre ripercorre il volto oscuro della civilizzazione che il Novecento ha manifestato».

In soli venticinque anni l'Europa è stata teatro di due conflitti mondiali prima di imboccare definitivamente la strada della collaborazione tra ex nemici e di dare vita a quell’inedita formazione sovranazionale con ambizioni di “potenza civile” rappresentata dall’odierna Unione europea, ha proseguito Martini. Lo sterminio nazifascista del popolo ebraico è potuto accadere nel cuore dell’Europa colta e civile, ricca di storia e di tradizione, ma travolta dal dilagare di un’ideologia di devastazione e di morte che si considerò svincolata dalla morale e dal rispetto per la vita.Vinse l’omologazione di massa e quella specie di “anestesia emotiva” che permise di organizzare una vera fabbrica della morte a livello continentale. Lo Sterminio fu possibile solo con la mobilitazione, anche amministrativa, di interi apparati statali e di estesi corpi sociali a sostegno di una macchina distruttiva regolata dai moderni canoni della tecnica e dell’organizzazione. L’annientamento e la disumanizzazione dei milioni di derelitti ai quali si volle far provare l’annichilimento prima della morte costituisce l’eredità che la perversione politica e morale del nazism o ci ha trasmesso».

«Hannah Arendt, ha ricordato il presidente della Toscana, dai resoconti del processo contro Adolf Eichmann trasse il volume “La banalità del male” in cui, analizzando la vicenda del condannato, mise in luce il meccanismo attraverso cui, nel vuoto morale ed emotivo, il male viene compiuto senza consapevolezza e si propaga come un’onda in maniera insidiosa ed orizzontale.

«La “banalità del male” è appunto il tema del Meeting di domani al Palam andela di Firenze. Il nostro sforzo in questi anni è stato quello di proporre elementi di conoscenza di questo complesso meccanismo, nato dentro la moderna società di massa, per “vaccinare” i nostri ragazzi, che rappresentano il futuro della società toscana, dal virus della violenza e della sopraffazione e per promuovere la visione di una moderna cultura dei diritti universali, l’unica capace di offrire una prospettiva di sviluppo e di pace in questo mondo globalizzato. Abbiamo bisogno di personalità libere che non si assoggettino all’omologazione di massa che pervade il nostro tempo, avere coscienza di ciò è un compito che deve coinvolgere le istituzioni, le associazioni ed i singoli individui. Dobbiamo scongiurare una fuoriuscita dalla crisi a scapito dei diritti, perché sarebbe una falsa soluzione, non solo moralmente inaccettabile, ma anche assai precaria. Così come la domanda di sicurezza non può trovare una risposta a scapito della nostra libertà né passare solo attraverso la strada repressiva, ma deve affrontare e contrastare con efficacia la riduzione in atto delle politiche sociali a sostegno dei più svantaggiati. Viviamo una fase piena di rischi e di potenzialità, dove abbiamo grandi responsabilità e dove la politica deve superare la propria crisi e smentire con i fatti il timore di Hannah Arendt sul fatto che “le tendenze politiche, sociali ed economiche congiurano segretamente per maneggiare gli uomini come cose superflue”».
La Toscana, in questi anni, ha interpretato dinamicamente il ruolo pubblico della memoria ed ha ben presente il peso e la rilevanza della crisi, per la quale ha messo in campo numerose iniziative. «Le due cose hanno più punti di contatto di quanto appaia a prima vista – ha concluso Martini -. Nel mondo complesso in cui viviamo ogni scelta deve tener conto delle esperienze del passato ed utilizzarle al meglio in funzione di un’innovazione che scommetta sull’uomo. Credo che questo sia il modo migliore per valorizzare il patrimonio che il secolo scorso ci ha consegnato e per rendere omaggio a quanti riposero la propria speranza in un mondo diverso e migliore. La Toscana continuerà a lavorare perché questo obiettivo sia praticabile e perché la speranza produca buoni frutti. Il “Giorno della Memoria” è l’occasione giusta per ricordarlo a tutti noi».

 

Il programma della giornata. "La banalità del male' è il titolo del libro della filosofa tedesca Hannah Arendt. Il suo significato è il messaggio che la Regione, attraverso l'organizzazione della Giornata della Memoria 2010, il 27 gennaio al Mandela Forum a Firenze, vuol trasmettere alle migliaia di giovani che vi parteciperanno. Ovvero che il male è una realtà che può diventare banale, ordinaria, se praticato in modo sistematico. La giornata si aprirà con i saluti, tra gli altri, del presidente Claudio Martini. Subito dopo Moni Ovadia proporrà ai ragazzi il video-racconto 'Il dovere di ricordare. Riflessioni sulla Shoah' (Edizioni Palumbo) . Seguiranno le voci dei testimoni, di coloro che hanno avuto la fortuna di 'tornare' e di poter tramandare le proprie, tragiche, esper ienze. Il Premio Nobel per la letteratura 2002, l'ungherese Imre Kertész, deportato ad Auschwitz a 15 anni e successivamente trasferito a Buchenwald, unico sopravvissuto della sua famiglia, invierà la propria testimonianza in video. Interverranno di persona lo scrittore triestino Boris Pahor, internato nei campi di Natzweiler-Struthof (esperienza raccontata nel libro 'Necropoli'), Dachau e Bergen Belsen; Pietro Terracina, anche lui 'ospite' di Auschwitz a 15 anni; le sorelle Andra e Tatiana Bucci, deportate, ancora bambine a 4 e 6 anni, ad Auschwitz e Marcello Martini, giovane staffetta partigiana della resistenza toscana, deportato all’età di quattordici anni a Mauthausen. A conclusione della mattinata interverrà lo scrittore israeliano Amos Oz. La conduzione è affidata allo storico Giovanni Gozzini.