Nel 1945 Firenze usciva dalla guerra, distrutta nel suo tessuto urbano, ma non nell’animo. Tra i protagonisti della ricostruzione morale della città Edvige Poggi nipote dell’architetto Giuseppe Poggi che aveva progettato e realizzato Firenze Capitale. Fu lei ad aprire il primo atelier Martenot d’Italia. La signorina Poggi aveva conosciuto personalmente Ginette Martenot in Francia e si era impegnata nel diffondere il suo metodo in Italia. Un metodo, elaborato fin dagli anni 30, che permette agli allievi di tutte le età di prendere coscienza della propria creatività e di trovare la propria strada espressiva attraverso l’apprendimento delle diverse tecniche e materie delle arti figurative e plastiche.
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Da allora generazioni e generazioni di bambini e giovani uomini e donne hanno seguito i corsi nell’atelier Martenot di viale Matteotti. Poi nel 95, trenta anni fa, alla scomparsa di Edvige Poggi, le sue insegnanti Grazia Padovani e Gabriella Raveggi fondano la nuova sede di Via Vallecchi. In questi anni i Centri d’arte Martenot sono cresciuti in Italia: a Roma, Milano, Montecatini, Sarzana. Nuovi studi che vanno ad aggiungersi ai quasi 300 atelier presenti in Francia, Svizzera, Belgio e Spagna.
Sabato 12 dicembre a partire dalle ore 16, nella sede a Firenze di via A. Vallecchi 25, i festeggiamenti per i 70 anni della scuola Martenot a Firenze e per i 30 anni del Centro di via Vallecchi e i 50 anni d’insegnamento della sua direttrice Grazia Padovani Carovani. Ad accogliere tutti una mostra dei lavori degli allievi, in modo da illustrare a chi non lo conoscesse le straordinarie opportunità offerte da questo insegnamento.
Ginette Martenot (1902-1996) nasce come musicista, bambini prodigio, lei e il fratello Maurice (conosciuto nell’ambiente musicale come inventore di un organo elettrico, antenato delle moderne tastiere, che prende il suo nome “Martenot” in grado di emettere suoni – le “onde Martenot” che hanno affascinato compositori come Messiaen, Jolivet, Boulez fino ai contemporanei Radiohead) poi da grande, negli anni 30 del secolo scorso, la scelta di dedicarsi all’insegnamento e l’elaborazione di una metodologia che si propone di sviluppare la creatività fin dall’età scolare e di risvegliare le capacità artistiche negli adulti. Un metodo scaturito da profonde conoscenze psicopedagogiche che parte dal principio della “liberazione del gesto”: “Dietro un segno c’è sempre un gesto – diceva M.me Martenot – se il nostro gesto è bloccato per tensioni muscolari o psicologiche , anche il segno risulterà bloccato”. Dalla distensione all’apprendimento di tutte le tecniche delle pittura e della scultura, un’educazione formativa per i giovanissimi e liberatoria per gli adulti.
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