La gelateria Perchè no! fondata nel 1939 dal signor Ravaioli è famosa per i gusti sacher torte, ginger, rosa naturale, fiordilatte con miele e sesamo, blu di bufala e tanti altri, ma adesso si prepara ad affrontare una nuova sfida.
Nel mese di ottobre lo storico marchio fiorentino aprirà infatti una sede nell'elegante quartiere di Gangnam a Seul in Corea. L'esercizio fiorentino ha firmato un accordo commerciale con la multinazionale coreana E-Land per la licenza d'uso del marchio. Il contratto, di durata quinquennale con opzione per altri cinque anni, prevede l'apertura di decine di negozi a marchio Perché no! Firenze in Corea e nei paesi confinanti.
La multinazionale, com'é sua abitudine, ha puntato all'accordo per la licenza d'uso del marchio nell'ottica di non stravolgere la qualità del prodotto ma al contrario garantire che la lavorazione avvenga secondo gli standard italiani. Si tratterà di una vera e propria promozione del gelato made in Florence in Oriente.
Il contratto prevede anche la formazione dei gelatieri coreani che apprenderanno tecniche e segreti del gelato alla fiorentina, proseguendo così il percorso di insegnamento iniziato insieme all'Associazione Gelatieri Artigiani Fiorentini che gestisce la scuola per gelatieri fatta da veri gelatieri presso Cescot Confesercenti. Il proprietario Ciro Cammilli ha proposto oltre sessanta gusti alla società coreana: di questi ne sono stati selezionati la metà. Tra i prescelti pistacchio, nocciola, crema per una selezione all'insegna del classico gelato all'italiana.
L'inaugurazione della gelateria nell'elegante quartiere di Gangnam è il primo passo di un progetto più ambizioso che vedrà l'apertura di altri negozi in Oriente. La scelta è caduta su Perché no! dopo una selezione durata parecchi mesi e che ha coinvolto le migliori gelaterie in tutta Italia. Perché no! è da anni meta di un pellegrinaggio da parte dei golosi e dei gourmet di tutto il mondo. L'indirizzo compare nelle migliori guide italiane e internazionali ed è apparso nella top ten delle gelaterie perfino su Le Figaro e sul National Geographic Traveler.
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