Non in molti sanno che in Toscana ha sede una casa di produzione specializzata, a livello internazionale, nella creazione di serie televisive a cartoni animati e di spot, videoclip, documentari, videogames, fumetti, cortometraggi, anche in live action. Si tratta di Stranemani International che rappresenta la sintesi di un’esperienza quindicennale nel settore dell’animazione.
A Stranemani lavorano professionisti di alto profilo che si occupano di entertainment a tutto tondo. Il dipartimento di service collabora con le più importanti aziende del mondo, contribuendo alla creazione di tutto quello che è a monte del processo creativo: sceneggiature, character design, storyboard, backgrounds, props, etc. L’ obiettivo è sviluppare personaggi brillanti e storie emozionanti che attirino il pubblico ma anche ideare soluzioni innovative a 360 gradi, in ogni area industriale e commerciale nella quale arte, immaginazione, inventività e creatività possano apporre benefici.
Direttore Luca De Crescenzo, quando e com'è nata l'idea di fondare l'azienda "Stranemani"?
Stranemani è nata nel 1998, più di 15 anni fa, ormai… L’idea venne a 9 giovani (allora) disegnatori che lavoravano già da qualche anno nel settore dell’animazione e che si accorsero di non accontentarsi di lavorare negli studi altrui, e decisero di prendere il destino nelle loro mani e lanciarsi nella folle impresa di fondare una società tutta loro. Da allora Stranemani si è evoluta in più forme societarie, ha cambiato sedi e soci, ma lo spirito è rimasto lo stesso, anzi, si è rafforzato.
Quali sono i personaggi più famosi a cui avete dato vita?
Per la maggior parte abbiamo avuto a che fare con personaggi già esistenti, non creati da noi, ma a cui abbiamo dato effettivamente “vita”, perché prima di noi esistevano solo sulla carta, in un libro, in un fumetto, o magari in una canzone!
Il nostro compito è stato quello di “cartoonizzarli” e di farli muovere sullo schermo televisivo. È successo con i “marziani” di Corrado Guzzanti, il Corto Maltese di Pratt, il Bobo di Sergio Staino, il Rat-Man di Ortolani… Abbiamo persino trascinato a Cartoonia e trasformato in cartone animato Max Pezzali, Lucio Dalla, Piero Pelù, Totti e le canzoni dello Zecchino d’oro! In più, da tanti anni collaboriamo al successo di cartoni italiani molto famosi, come ad esempio le WINX.
Com'è il mercato dell'animazione italiana che mi immagino sia dominato da Giappone e America?
In Italia c’è ancora tantissima strada da fare per quanto riguarda l’animazione. È un settore che, diversamente da altri paesi, è poco sfruttato e conosciuto: non fa parte della nostra tradizione, e non è considerato un business: lo prova il fatto che le aziende italiane che lavorano in questo settore sono veramente poche… credo che nella sola Parigi ce ne siano molte di più che in tutta Italia! Io e i miei colleghi ci consideriamo dei pionieri… Ma credo fermamente che arriverà un futuro in cui finalmente anche nel nostro paese l’animazione acquisterà l’importanza che le spetta.
Come ha influito sul vostro lavoro l'arrivo della televisione digitale?
In realtà per ora, nonostante il moltiplicarsi delle reti che trasmettono programmi a cartoni animati, la situazione è rimasta pressoché uguale a prima… In Italia il mercato è dominato da RAI, che è praticamente l’unico interlocutore che abbiamo noi aziende.
È l’unica rete che co produce e che ci permette di creare dei progetti di una certa consistenza. Le altre reti comprano serie tv già pronte, provenienti da paesi esteri. Ma piano piano qualcosa si sta muovendo…
Cosa consigliereste a un giovane che desidera cimentarsi oggi con l'animazione?
Di solito chi vuole fare questo mestiere è spinto dall’amore per il cartone animato. È una specie di malattia che non ti permette di concentrarti su altro. A questi inguaribili sognatori consiglierei necessariamente di seguire dei corsi specializzati. Negli ultimi anni ne sono sorti di validi, un po’ in tutta Italia. Infatti, al di là della passione è necessaria la formazione. Il cartone animato è frutto di procedimenti lunghi e complessi, e senza un’adeguata conoscenza è impossibile realizzare dei prodotti professionali.
Cosa serve per "mettersi nei panni" di un bambino e capire cosa gli potrebbe piacere?
Realizzare dei cartoni animati che facciano presa sul pubblico è un’impresa difficilissima… non esistono regole o manuali.
Il target cambia a seconda del tipo di cartone animato: ce ne sono alcuni indirizzati a bambini in età prescolare, altri ai più grandicelli, dai 6 agli 11 anni.
Le storie per i più piccoli hanno un format diverso da quelle per i più grandi: gli episodi durano meno e le storie sono più semplici.
La classificazione si complica maggiormente se inseriamo anche la distinzione di sesso: I maschietti dai 6 agli 11 amano assistere a storie piene di azione, scontri e combattimenti.
Le femminucce già a quell’età cominciano ad interessarsi alle canzoni, alle storielline adolescenziali con le prime timide cottarelle, se non addirittura ad allontanarsi dal cartone e a preferire le fiction.
In generale il pubblico dei bambini è attirato dal cartone in cui riesce ad immedesimarsi: i protagonisti delle storie devono avere caratteristiche simili alle loro, rispecchiare quello che bene o male vivono tutti i giorni: la scuola, la famiglia, la casa, lo sport…
Se il bambino si emoziona per la sorte dei suoi beniamini, se soffre mentre loro rischiano la vita o si emoziona quando sono tormentati, allora vuol dire che il prodotto ha colto nel segno.
Ovviamente non basta “mettersi nei loro panni” e immaginare cosà può piacere ad un bambino: gli spettatori cambiano continuamente, il mondo si evolve, la tecnologia li circonda e li coinvolge in mille modi…
Così a noi tocca essere sempre informati su tutto, al passo con i tempi e le mode, sapere quali sono i gadget o i giocattoli che vanno per la maggiore, frequentare i markets internazionali per conoscere i competitors, ovvero gli altri programmi televisivi che ottengono successo…
In alcuni casi vengono effettuati anche dei FOCUS; ovvero delle ricerche e delle indagini su un gruppo campione di bambini, per capire sulla base di una prima puntata “pilota” se abbiamo incontrati il loro gusto n fatto di design, di colori, di atmosfere e storie.
Ma non finisce qui: la produzione si complica se consideriamo che il prodotto deve essere appetibile non solo per l’Italia, ma per il mercato Internazionale.
Quindi nella realizzazione bisogna necessariamente considerare anche l’intervento della televisione che trasmette la serie e che a volte la coproduce. Così, anche se l’autore è riuscito a cogliere tutte caratteristiche che possono attrarre il bambino, bisogna poi fare i conti con il coproduttore, che spesso, spinto dalle sue idee e necessità, cambia e modifica i requisiti del cartone.
Insomma, tutto è molto più complesso di quanto si pensi: la produzione di un cartone non è limitata alla semplice realizzazione di qualche disegno… Quella è solo la punta dell’iceberg!
Siete cresciuti mi immagino come tutti guardando i cartoni animati giapponesi, quali erano i vostri preferiti?
Siamo un prodotto ibrido risultante dalle passioni per i film disney e le serie tv giapponesi…
In realtà per quanto riguarda la qualità dell’animazione, i film della Disney erano il TOP, ed erano quelli che ci lasciavano a bocca aperta da bambini e che hanno alimentato la nostra passione, e in seguito hanno fatto da riferimento per la nostra professione.
I cartoni giapponesi ci piacevano per le storie, per il design dei personaggi: noi maschietti andavamo pazzi per i robottoni come Goldrake o Jeeg, le bambine erano affascinate da Candy Candy o Anna dai capelli rossi…
In realtà, se li guardiamo con gli occhi professionali di oggi, ci rendiamo conto che l’animazione era proprio limitata al minimo indispensabile, eppure ha incantato un’intera generazione; a dimostrazione del fatto che spesso quello che conta non è perdersi in mille perfezionismi (caratteristica degli americani) ma sapere muovere le giuste leve per rapire l’immaginario degli spettatori. In questo i giapponesi sono dei maestri indiscussi. Ovviamente la loro produzione è così sterminata che esistono prodotti di tutti i generi, da quelli più scadenti a veri e propri capolavori, che in questi ultimi anni sono stati scoperti ed apprezzati ance dalla critica occidentale e non solo da pochi e fanatici appassionati. Basta citare, uno per tutti, il grande Hayao Myiazaki, autore all’epoca dei mitici LUPIN III e HEIDI, e successivamente di film capolavoro super premiati come LA CITTA’ INCANTATA o TOTORO.
In che cosa consiste il vostro lavoro giornaliero, raccontatemi una giornata tipo
Bè, quando siamo nel pieno di una produzione di una serie televisiva, come sta accadendo in questi mesi, durante i quali stiamo realizzando “CAROTINA SUPERBIP”, una serie prodotta da LISCIANI GROUP che va in onda tutti i giorni su NICK JR., la nostra giornata è abbastanza frenetica, proprio perché il nostro lavoro va eseguito in maniera certosina, mantenendo qualità elevata ma anche con una velocità notevole, affinché vengano rispettate le scadenze.
Le reti tv programmano il palinsesto con i nostri cartoni animati, e se non li consegniamo alla data stabilita, si crea un grosso problema!
In più è un lavoro di squadra, che coinvolge decine di persone, e tutte devono rispettare il loro ruolo e i loro tempi, altrimenti la catena si interrompe.
Cominciamo la giornata supervisionando tutto il materiale nuovo che è pronto, cominciando dalle sceneggiature, che sono la base di partenza di un cartone animato, ovvero la sua storia scritta, come accade per i copioni dei film e delle fiction.
Successivamente la sceneggiatura viene trasferita su disegni, creando i personaggi e le scenografie e trasformando lo scritto in quello che in gergo si chiama STORYBOARD.
Da questo punto gli animatori possano iniziare a creare i movimenti. Noi sovrintendiamo anche al doppiaggio e alle musiche e ovviamente al montaggio finale di tutte queste fasi, che fuse insieme diventano un cartone animato.
Oltre ai tanti ragazzi che lavorano sul progetto, la produzione non riuscirebbe a procedere senza dei validissimi supervisori, che coordinano il lavoro delle varie squadre.
E chiaramente l’azienda si fonda anche sulla professionalità del reparto meno creativo e più amministrativo, il quale controlla che il piano di produzione prosegua come da tabella di marcia e che tutto rientri nel budget come da piano finanziario.
La realizzazione di un cartoon è fatta anche di questi aspetti, poco artistici, ma assolutamente indispensabili.