È partito il 28 marzo, insieme a quattro amici da Somma Lombardo per raggiungere Roma intorno a metà aprile. Ottocentotrenta chilometri, in quattordici tappe e due settimane di fatica su una hand-bike, per dimostrare al Mondo che una via Francigena per tutti è possibile. Stiamo parlando di Pietro Scidurlo lo sportivo che ha già percorso spingendosi solo con la forza delle sue braccia l’intero cammino di Santiago di Compostela, nel 2012. Da quell’esperienza è nata la guida “Santiago per tutti” pubblicata da Terre di Mezzo Editore.
Adesso nell’anno del Giubileo della Misericordia e nell’Anno dei Cammini annunciato dal ministro Franceschini, Pietro vuole ripetere in Italia l’esperienza e con la sua associazione Free Wheels Onlus sta percorrendo e studiando il percorso della Francigena per studiare valide soluzioni, anche tecnologiche per i camminatori “speciali” come i disabili motori, sensoriali o cognitivi o persone soggette a dialisi o che fanno più fatica nel trasporto del peso, celiaci, diabetici gravi, persone che si muovono con figli piccoli o animali al seguito.
Noi l’abbiamo raggiunto per telefono in una delle rare pause del suo incredibile cammino: “Dopo aver scritto Santiago per tutti volevo sognare che anche la via Francigena fosse davvero per tutti, avevo bisogno di camminarla, conoscerla, sensibilizzare le istituzioni che si occupano di questo cammino".
Quando gli chiedo chi gliel’ha fatto fate di affrontare la via Francigena in hand bike la sua risposta è disarmante: “Si chiama fede è un pellegrinaggio. L’errore che fanno le persone è quello di vedere solo il disabile e le difficoltà, io invece vedo una persona che per fede sta facendo un pellegrinaggio, bisogna cambiare il punto di vista. Siamo persone in cammino, io voglio essere una fiammella che accende le braci del cambiamento, c’è bisogno di normalità. L'associazione Free Wheels Onlus è uno strumento, il focus è la via Francigena per tutti”.
Le difficoltà non sono mancate nella strada che lo vede passare proprio in questi giorni dalla Toscana: “È un percorso difficile,- ci ha raccontato- ci sono salite più impegnative del cammino di Santiago. La mia bicicletta ha la pedalata assistita ma considera che pesa 25 chili, io peso 65 chili, più il bagaglio che peserà altri 15 chili. Un’hand bike si traziona con le braccia, il bicipite è più piccolo del quadricipite. Per fortuna a spingere la carrozzina mi da una mano Girumin, ovvero Giancarlo Cotta Ramusino, il mio compagno di viaggio".
Cosa manca alla via Francigena? "Strutture, - risponde deciso - devono aprire nuove strutture di accoglienza povera, con tariffe non turistiche, bisogna risvegliare microeconomie che stanno dormendo. Le persone devono poter appoggiarsi spendendo poco, una cosa che sul Cammino di Santiago hanno capito da tempo. In Spagna fanno pagare 5 euro a notte per un migliaio di pellegrini all’anno. Qui 100 pellegrini in pochi anni possono diventare anche 100 mila. Santiago esiste perché qualcuno ci ha creduto, noi dobbiamo credere nella Francigena e investire di più tutti quanti. Anche perché è un cammino che porta a vedere degli scorci d’Italia di una bellezza incredibile, che per quanto vicini ancora non si conoscono."