Cultura/ARTICOLO

Le copie di studio di Stefano Arienti

Dal 26 marzo al 20 maggio 2010, galleria BASE progetti per l'arte

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Stefano Arienti

BASE / Progetti per l’arte presenta una mostra di Stefano Arienti appositamente ideata per l’occasione dal titolo “Copie di studio”. Differenti nuclei di disegni, nelle dimensioni, nel tipo di carta e nei soggetti, sono esposti come installazione/fregio, come quadreria o sotto forma di libri, trasformando così lo spazio facendo emergere una particolare dimensione di intimità. La particolarità del progetto di Stefano Arienti per Base risiede nella natura e nella motivazione che hanno portato alla realizzazione di questi “disegni”. Si tratta di immagini prodotte dall’artista per un uso totalmente privato da parte dell’artista, con cui voleva documentare i disegni e le immagini che poi si disperdevano nel mondo entrando in collezioni private e pubbliche. Queste opere rappresentano un’interpretazione dei disegni da cui provengono in quanto sono ottenute attraverso l’uso della macchina fotocopiatrice ingrandendo o inquadrando un dato particolare dai disegni originali. Come afferma l’artista stesso: Ho sempre usato in questi anni la macchina fotocopiatrice come un particolare torchio domestico, sfruttando la sua tecnologia facile ed elementare per creare un metodo di documentazione intima e di reinterpretazione, nel mio studio, di materiali destinati a mostre personali o collettive. Ho iniziato questo processo nel 1994 mostrandone il primo risultato da Massimo Minini nel 1995. Allora fotocopiavo disegni provenienti da libri illustrati e realizzati con una tecnica di ricalco poi rilegati e visibili sfogliandoli su grandi tavoli di vetro. Poi ho realizzato, rilegandoli già in libri, un gruppo di 185 pagine dai disegni a ricalco di tessuti realizzati fra il 1999 e il 2003, e quello dai disegni del libro d’oro che riportano le scritte, frutto dell’interazione del pubblico che visitava la mia mostra a Mantova nel 2009. Come fogli sciolti invece c’è un gruppo consistente di 400 disegni/ fotocopie derivati dai “2000 disegni da prendere”, opera realizzata con Cesare Pietroiusti, e distribuita al pubblico della mostra al MAMbo di Bologna nel 2008 insieme al gruppo delle copie delle “Spighe”, esposte a Venezia alla Fondazione Querini Stampalia, che formano idealmente un fregio di vegetazione in formato A3.

 

Stefano Arienti (Asola, Mantova, 1961; vive e lavora a Milano) mentre si laureava in Scienze Agrarie a Milano ha iniziato la sua attività espositiva caratterizzata da un’analisi ferrea degli strumenti della rappresentazione e dalla fascinazione collettiva per le immagini “di natura”. La sua ricerca si è subito contraddistinta per una forte attenzione alle “immagini di massa” a cui l’artista cerca di restituire una ragione d’essere unica e irripetibile partendo proprio dalla volontà di sconfi ggere la bidimensionalità e anonimità in cui queste immagini sono confi nate per avere maggiore distribuzione. E’ così che nascono i suoi primi lavori usando libri di fumetti o pubblicazioni scientifi che per realizzare le note sculture dal titolo “Turbine”. Lo stesso movente viene applicato ai grandi poster derivati da immagini di paesaggi e giardini e destinati come carta da parati ad abbellire gli interni abitativi. Il suo coprire il poster con la plastilina colorata riproducendo l’immagine nascosta o lo strapparne in riccioli la superfi cie fi no ai recenti poster sezionati e ricuciti con differenti fi li si tratta sempre, per mezzo di una stratifi cazione di elementi astratti e fi gurativi, di trasformare quell immagine opaca in “un momento di percezione viva”, impalpabile e cangiante. Questa nuova rifl essione sulla decorazione lo porta a far analizzare allo spettatore il suo rapporto con le immagini feticcio della società e con i suoi personali feticci. Proprio a feticci personali/collettivi, come dei fantasmi, era l’effetto a cui rimandava la grande installazione di pannelli di polistirolo traforati a caldo copiando immagini di riviste e che in occasione di “Aperto” della Biennale di
Venezia nel 1990 erano esposte appoggiate alla parete creando un effetto straniante di precarietà. Stefano Arienti ha partecipato a residenze d’artista in Francia, Stati Uniti e India e ha insegnato all’Accademia Giacomo Carrara di Bergamo ed insegna attualmente all’Università I.U.A.V. a Venezia.

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