Dietro quelle grandi porte di vetro si respira ancora il fervore intellettuale di inizio secolo che ha ispirato tanti artisti. Siamo al Gran Caffè Giubbe Rosse, uno dei più noti caffè storici di Firenze, in piazza della Repubblica. Nato nel 1897 come birreria dai fratelli tedeschi Reininghaus, ben presto prende il nome di Giubbe Rosse dal colore delle giacche dei camerieri.
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Uno dei principali ritrovi nella storia letteraria ed artistica del Novecento, tra un bicchiere di vino e una tazza di tè, le Giubbe Rosse è stato sede e fucina di importanti tendenze come il Futurismo e l’Ermetismo, fino ad arrivare alle Neoavanguardie e alla più recente stagione dell’Intermedialità, dove alla poesia in senso lineare si unisce la poesia visiva, sonora e performativa.
È facile immaginare scrittori e artisti come Filippo Marinetti, Aldo Palazzeschi, Ardengo Soffici, Dino Campana raccolti attorno al grande tavolo in fondo alla sala con le vetrate liberty, davanti a un bicchiere di spumante o di assenzio, con la sigaretta in mano, chiacchierando, anche animatamente. Le Giubbe Rosse è stato infatti anche scenario delle più grandi litigate dei protagonisti del Futurismo. Qui Soffici nel 1910 prese il famoso schiaffo per aver stroncato, sulle pagine de “La Voce”, la prima mostra dei futuristi a Milano.
Qui gli intellettuali hanno messo in piazza le loro idee. Carlo Emilio Gadda, Umberto Saba, Carlo Bo, Vasco Pratolini, Elio Vittorini, per dirne alcuni, e premi Nobel come Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo si incontravano alle Giubbe Rosse e davano vita a incontri letterari e a riviste che hanno veicolato e interpretato la storia e l’opinione pubblica di quegli anni. Qui sono nate “Lacerba” e “L’Italia Futurista” nei primi anni del Novecento, “Solaria” dopo la prima guerra mondiale, la rivista che ha fatto conoscere grandi scrittori stranieri come James Joyce, Virginia Woolf e Franz Kafka.
Un interesse quello di diffondere la cultura, che il Gran Caffè Giubbe Rosse mantiene ancora oggi, nonostante i cambi di gestione susseguitesi in oltre 100 anni di vita. I buffet e le specialità culinarie tipicamente toscane del ristorante (bistecca alla fiorentina in primis), insieme ai singolari cocktail futuristi, come la famosa “Giostra d’Alcool”, sono spesso allietati da presentazioni di libri, incontri letterari, esposizioni di opere di pittori e artisti in un locale che conserva sempre l’identità di un “porto franco della cultura”.