Quando nel 1789, l’abbazia di San Galgano venne sconsacrata, la testimonianza del culto di San Galgano venne portata avanti dai monaci dell’eremo di Montesiepi, un edificio costruito alla fine del 1100 nel luogo dove il santo depose la spada. Galgano passò alla storia per questo gesto di pace e redenzione che suggellò l’abbandono della vita da cavaliere e l’inizio di un’esistenza dedicata alla preghiera e alla meditazione. Da principio l’eremo era costituito da una semplice cappella circolare, caratterizzata da fasce bicrome, bianche e rosse disposte a mezza altezza. Nel Trecento vennero costruiti l’atrio e le cappelle laterali, quindi la copertura a tamburo, che venne completata successivamente da una lanterna cieca e da un campanile a vela. L’ingresso dell’antica cappella è costituito da un arco a tutto sesto incorniciato anch’esso da travertino bianco e mattoni rossi. Al centro della cappella, all’interno di un recinto in ferro battuto, si trova la pietra in cui Galgano Guidotti nel 1180 infisse la sua spada. Alzando lo sguardo si rimane colpiti dai rivestimenti bicromi della volta, che compongono quasi una spirale, dando allo spettatore un sottile senso di vertigine. Una soluzione così inusuale nell’architettura toscana ha fatto pensare che l’interno della cupola rappresenti il Santo Grall, ricollegando tutto l’edificio al ciclo Bretone e alla Saga di Re Artù. Ma le particolarità di questo eremo, immerso nelle pittoresche campagne senesi, non si fermano qui. All’edificio originale venne addossato nel 1340 una struttura rettangolare con volta a crociera. Qui si trovano gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti, tra i quali spicca una Maestà con gli angeli e santi restaurata nel 1967 e ricollocata nelle sua sede originale insieme alla sinopie, ovvero agli abbozzi preparatori dell’opera. Dallo studio di questi disegni si è potuto appurare che la scena immaginata dal maestro senese conteneva particolari molto diversi rispetto da quelli della realizzazione finale, con la Madonna che reggeva in mano uno scettro e un globo simboli del potere, generalmente riservati agli uomini. Sotto questa scena il Lorenzetti preparò i disegni per un’Annunciazione in cui la Vergine sembrava sconvolta dall’arrivo dell’angelo. Come nel caso della Maestà questa versione non trovò riscontro nella realizzazione finale, alla quale il pittore volle dare un contenuto molto più tradizionale.
Cultura/ARTICOLO
Le magia della Cappella di San Galgano
Nell’eremo di Montesiepi tra spade, Santo Grall e pitture scomparse
