A oggi gli ecoprofughi, ovvero coloro che sono costretti ad abbandonare la propria nazione per calamità naturali o progressiva desertificazione, sono 50 milioni ma, secondo le stime dell'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) delle Nazioni unite nel 2050 saranno 250 milioni. Lo svela il rapporto di Legambiente sugli ecoprofughi presentato stamani alla prima giornata di Terra futura, a Firenze. Già nel 2008 gli 'ecoprofughi' erano 20 milioni contro i 4,6 milioni di rifugiati per guerra. Il dato comunque è destinato a crescere visto che un miliardo e 400 milioni di persone, secondo dati della World bank, vive in zone ad alta fragilità ambientale. Uno di questi paesi è il Bangladesh la cui popolazione si sta spingendo verso l'India perché le progressive inondazioni e i fenomeni ambientali avversi li hanno privati di qualsiasi mezzo di sostentamento. Legambiente, che tra l'altro ha denunciato come "non esista uno status di 'rifugiato ambientale'", ha annunciato che verrà chiesto, in previsione della prossima conferenza mondiale sull'ambiente prevista a Cancun, una politica che porti denaro e azioni positive per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e dei disastri ambientali".
Negli ultimi 20 anni in Italia si é triplicato l'inaridimento del suolo e si stima che il 27% del territorio nazionale sia a rischio di desertificazione. Lo afferma Legambiente nel suo rapporto annuale sugli 'ecoprofughi' presentato oggi a Terra Futura, a Firenze. Secondo Legambiente, che cita dati Enea, le regioni considerate più a rischio sono Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Particolarmente grave il caso della Sardegna dove risulta già colpito l'11% del territorio regionale. A forte rischio anche la Sicilia, nelle zone interne della provincia di Caltanissetta, Enna e Catania e lungo la costa agrigentina e la Puglia "dove - si legge nel dossier - solo il 7% del territorio regionale non è affetto dal rischio deserto mentre il 93% è mediamente e molto sensibile".