Made in Toscana/ARTICOLO

L’eleganza senza tempi di Alberta Florence di Giulia Mondolfi

“Paesaggio, architettura, interior design e creazioni sartoriali sono tutti aspetti complementari di un unico percorso creativo”: l’intervista alla giovane creativa fiorentina che si è reinventata per affrontare la crisi

/ Roberta Ristori
Ven 18 Dicembre, 2015
Giulia Mondolfi

Giulia Mondolfi, architetta per amore e formazione, fiorentina per nascita e per convinzione, è anche la stilista che ha dato vita al brand Alberta Florence, Interior Design and Exclusive Clothing. È uno dei giovani cervelli che ha deciso di rimanere in Italia, terra di cui è irrimediabilmente innamorata. Una scelta atipica nei giorni d’oggi, a metà tra il coraggio e la creatività.

“Non ho mai messo e non metterò mai da parte l’architettura – sottolinea Giulia. Essere architetto è parte integrante della mia persona. Sicuramente mi è impossibile sostenermi economicamente con questa professione al giorno d’oggi in Italia. Ho dato vita ad Alberta Florence per dare spazio alla mia creatività, per potermi applicare autonomamente ad un progetto senza dover dipendere da terzi e per poter essere indipendente.”

 

Gli abiti non soltanto disegnati ma “costruiti” da Giulia sono come frammenti di sogni che prendono vita e invitano chi li indossa a vivere in edifici d’autore. Una casa di Le Corbusier, una Villa Medicea, o Palazzo Pitti, opere architettoniche che ispirano ogni abito di Alberta Florence e che in modo ludico, conducono a un altro tempo, universo parallelo fatto di fiori e panorami onirici, lontani dalla crisi, ma sopratutto dalla massificazione. Sono abiti raffinati, bon ton ma mai banali, testimoni moderni di un’eleganza genuina, mai pretenziosa, che si può concedere il lusso di fare a meno delle effimere tendenze di stagione.

La Mondolfi è un’artista dalle mille sfaccettature che riesce come pochi a fondere tutte le sue passioni per plasmare capi di abbigliamento e arredamento di interni pieni di personalità e stile. Perché, come dice lei: “paesaggio, architettura, interior design e creazioni sartoriali sono tutti aspetti complementari di un unico percorso creativo”.


La poesia è palpabile nelle tue creazioni. Proponi pezzi unici ed esclusivi, che sembrano quasi di voler portare chi li indossa lontano dai problemi quotidiani, dalle cose fatte in serie. Cerchi ispirazione in qualche epoca precisa o lasci semplicemente che siano i tessuti a “parlarti”? Spiegaci il tuo processo creativo.

Cinema, arte, letteratura e architettura mi condizionano immensamente. Cerco di sintetizzare tutto quello con cui vengo in contatto e di astrarlo per riproporlo nelle mie creazioni.

Ovviamente i miei studi ed il mio lavoro di landscape designer condizionano molte le forme, i colori e le fantasie degli abiti che disegno. Questo si può intuire dalle linee semplici degli abiti e dalle fantasie molto spesso geometriche e floreali. Inoltre tendo, come esercizio mentale, a contestualizzare ogni abito in un'architettura famosa, in un giardino, in un paesaggio, alle case coloniche ed alla vita rurale.

Ma ciò che mi ispira maggiormente sono le persone, François de La Rochefoucauld scriveva: “La fantasia non saprebbe inventare tante diverse contraddizioni quante ce ne sono naturalmente nel cuore di ogni uomo” questo mi affascina e mi stupisce continuamente. Può essere una conversazione, un modo di parlare, di camminare, un gesto, uno sguardo, una paura, un momento di felicità: ogni giorno che passa sono sempre più intrigata dalla vita sia nei suoi aspetti più meravigliosi che nei suoi risvolti più sconsolanti e anche atroci.

Attraverso il mio brand Alberta Florence cerco di trasmettere un messaggio in controtendenza, di oppormi alla frenesia del mondo contemporaneo che dimentica la vera felicità, la pace della bellezza per rincorrere successi effimeri; è un deciso ritorno all’essenziale, alle origini, ad una dimensione “umana”. L’essenzialità delle linee e la ricchezza dei tessuti diventano la trasposizione di atmosfere intime e autentiche, di valori e stili di vita quasi, ma non da tutti dimenticati.

La creatività, l’arte ritorna ad essere così un mezzo, un invito, uno spunto per guardare la realtà con occhi diversi e forse riscoprire il vero senso del vivere.

 

Hai proposto la tua prima capsule collection a Firenze e Roma a maggio 2014, dove l’ha presentata? Dove è possibile trovare attualmente le tue collezioni?

A Firenze a Maggio 2014 ho presentato la prima collezione in un giardino privato vicino a porta San Niccolò che mi era stato messo a disposizione molto carinamente da un’amica. A Roma ho presentato tutte le collezioni, ormai è un appuntamento fisso, in uno spazio suggestivo ricco di arte contemporanea e pezzi selezionati d’antiquariato la Galleria Ciemme in Via de Banchi Vecchi.

Attualmente si può prendere visione della collezione su appuntamento presso il mio studio/atelier a Firenze, (ogni recapito si può trovare su www.alberflorence.com) oppure una selezione di pezzi sono presenti al concept store Bolgheri+ a Bolgheri e online sull’e-commerce dedicato al design www.debou.it.


Quali sono i tuoi piani per il futuro? Quali sono le principali sfide del “progetto Alberta Florence”?

Il mio piano per il futuro è continuare con costanza e tenacia a portare avanti Alberta Florence cercando di rimanere sempre vicina al mondo dell’arte, dell’architettura e del design, del bello in generale ( che non necessariamente è costoso ed elitario).
Mi piacerebbe moltissimo poter trovare, specialmente in Toscana, gallerie d’arte e concept store con cui creare nuove collaborazioni e definire nuove sfide. Credo sia fondamentale, specialmente in un momento di crisi come questo, la necessità di aprirsi, essere curiosi e collaborare anche con realtà differenti dalla propria. Solo guardandoci intorno ed aiutandoci a vicenda potremmo creare nuovi e differenti scenari e riappropriaci di una serenità lavorativa che purtroppo è stata tolta alla nostra generazione.