Cultura/ARTICOLO

Letteratura: “Ultimo piano” di D’Isa, tra pornografia e desiderio

Il romanzo dell’autore fiorentino sarà presentato venerdì 18 settembre alle 18:30 alla Red di Piazza della Repubblica

/ Federico di Vita
Mer 16 Settembre, 2015

Venerdì alle 18:30 sarà presentato alla Red di Piazza della Repubblica di Firenze Ultimo piano (o porno totale) (Imprimatur), il nuovo romanzo dello scrittore e artista fiorentino Francesco D’Isa. La vicenda, asfissiante e distopica, si svolge tutta all’interno del grattacielo della Perverse Angels, casa di produzione pornografica di una Varsavia degradata e insieme ascesa ai fasti di fulcro di una fantomatica Federazione Europea scagliata sul fondo di un’ucronia totalitaria, e vede per protagonisti un fratello (Claude) e una sorella (ancora Claude), rispettivamente miglior regista e migliore attrice pornografica al mondo. Altro personaggio centrale è il narratore, nonché proprietario dell’immenso edificio, l’orribile (parole sue) Frank Spiegelman, che dalla sala di comando all’ultimo piano è in grado di controllare simultaneamente ogni angolo dell’orwelliana costruzione.

Palazzo, quello della Perverse Angels, dotato di una funzione simbolica non da poco, si tratta infatti di un mondo chiuso in cui tutti i personaggi vivono e operano – senza mai uscirne – e dove, tanto più in basso si scende, quanto maggiormente si scivola in una miseria da favelas popolate di aspiranti porno-attori, prigionieri del meccanismo di un Grande Fratello in cui sanno di non poter trionfare.

Il ruolo dei fratelli (le cui carriere non possono che evitarsi avvitandosi, fino a trovarsi a dover collaborare al progetto del film “definitivo”, che tramite l’orgasmo perfetto spenga il desiderio umano condannando la razza all’annientamento), così come quello del sinistro tessitore della vicenda, Spiegelman – l’uomo specchio che, fino a che può, la orienta a suo piacimento –, si dispiega lungo trentaquattro capitoli (quanti i canti dell’inferno dantesco – anche se l’autore assicura di non aver cercato la rispondenza: il che rischia di renderla più significativa...), nei quali D’Isa ha l’abilità di coniugare la finezza del racconto filosofico al ritmo avvincente e sostenuto di un moderno feuilleton. A sorprendere, visto l’argomento del libro, è l’approccio chirurgico dell’autore, il cui interesse per il tema della pornografia – e più in generale del desiderio – è testimoniato dal suo precedente romanzo (Anna, effequ), così come dalla notevole produzione artistica, che vede il suo culmine nell'asettica psichedelia delle porno-sante (chi volesse può trovarle nel noto portale web Pornsaints.org). Abbiamo deciso di intervistarlo per capire qualcosa in più della sua poetica.

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Alcuni hanno osservato che Ultimo piano non può dirsi un libro pornografico, sei d’accordo?

Assolutamente sì. La pornografia è un tema, non la forma né il contenuto del romanzo, per questo è tra parentesi anche nel titolo.

Infatti più che alla pornografia il romanzo sembra alludere alla sfera del desiderio, perché dunque il regista Claude vuole annientarlo?

Claude, come molti contemporanei, è roso dal desiderio, che per sua stessa natura è irrealizzabile. Lavorare nella pornografia è un modo per il protagonista di avvicinarsi a questo "nemico", e liberarsene è il suo scopo ultimo. Anzi, il suo desiderio...

È possibile la redenzione nel palazzo della Perverse Angels?

Questa è una domanda a cui non so rispondere. Direi che in certi casi è possibile e non in altri, se per redenzione intendi il riscatto dall'infelicità, il peccato non lo prendo in considerazione perché non ci credo.

Opere che in altre epoche avevano (anche) una funzione pornografica (pensiamo a certi nudi seicenteschi o alle foto osé di inizio ‘900) sono oggi diventate oggetto di contemplazione, può succedere lo stesso alla pornografia contemporanea?

Penso di sì. Alcuni sostengono che in passato la Maya Vestida e la Desnuda di Goya facessero parte di un gioco erotico nell’alcova di Manuel Godoy, il committente del quadro. Il confine tra pornografia ed erotismo è a tal punto suscettibile ai casi particolari e al fluire della storia che risulta molto difficile tirare una linea di demarcazione netta, o stabilire dei principi che fungano in qualche modo da paletto. La definizione che a mio parere subisce meno i colpi della critica è quella di "un oggetto che mira principalmente a suscitare e appagare un desiderio sessuale". Questo spiegherebbe la relativa fluidità della definizione; una riproduzione che un tempo era considerata pornografica può diventare in seguito erotica, o addirittura neutra, proprio in virtù del venir meno dello scopo precedente, soppiantato da oggetti più adatti. Va anche detto però che la Maya è più bella di un film porno contemporaneo.

Il consumo della pornografia è metafora perfetta di ogni altro tipo di consumo, secondo te la salvezza consiste nello spezzare la catena del desiderio? (E in tal caso questo farebbe del "porno totale" di Claude una sorta di nuovo Vangelo, o meglio il megafono di un’illuminazione mistica generale?)

Credo che una reinterpretazione del desiderio e del suo ruolo (anche) sociale porterebbe a un miglioramento politico. La maggior parte delle contraddizioni del capitalismo giacciono nel modo di generare/esaudire il desiderio e senza scomodare quei mille filosofi francesi che ne hanno parlato in modi che non ho mai capito, mi sembra che la questione del desiderio sia più semplice di quel che sembra. Semplice da individuare, non da risolvere: il progetto di Claude è un Vangelo, un'utopia, un desiderio... forse per riconoscerne l'essenza è importante capirne prima i moventi.