Si chiama Elisa la nuova frontiera della lotta all’evasione fiscale in Toscana, che parte adesso e mira entro tre anni a coinvolgere tutti i 287 comuni del territorio, giusto in tempo per l’avvio del federalismo fiscale.
L’obiettivo è ambizioso: recuperare almeno 500 milioni l’anno, una cifra straordinaria se si pensa che nel 2010 la Regione ha riportato nelle casse pubbliche oltre 160 milioni di euro, il 43,6% in più rispetto al 2009.
L’arma segreta è un software implacabile: Elisa è una piattaforma informatica che permetterà agli enti locali di condividere le banche dati in possesso delle diverse branche della pubblica amministrazione.
Dal catasto all’anagrafe tributaria fino al bollo auto, Elisa sfrutterà la rete telematica e i server della Regione per fornire in un solo click tutte le informazioni sulla storia fiscale di un individuo. Il sistema viene sperimentato già dal 2008 nel comune di Fabbriche di Vallico, capofila dell’iniziativa, e in altri sette in tutta la Toscana, tra cui Prato, dove i primi due mesi di sperimentazione di Elisa hanno già portato alla segnalazione di ben sedici casi di evasione fiscale.
Per mettere a punto la rete, la Regione investirà 4 milioni di euro e il resto del sistema ne aggiungerà altri 3.
“Finora nelle pubbliche amministrazioni la mano destra non sapeva cosa faceva la sinistra, abbiamo voluto sanare questo paradosso – spiega l’assessore ai tributi della Regione, Riccardo Nencini – combattere l’illegalità e l’evasione fiscale in tempi di tagli agli enti locali può essere davvero l’unica nuova entrata per tanti bilanci”.
Ai comuni infatti andrà il 50% dei tributi regionali che verranno recuperati grazie ad Elisa, in base a una intesa firmata da Regione e Anci, mentre riceveranno un terzo di quelli statali.
Inoltre, grazie ad Elisa, si potranno notificare gli avvisi di accertamento in modo più rapido: così le ditte che scompaiono in meno di due anni (come numerose aziende cinesi a Prato) avranno vita più dura di fronte al fisco.
Elisa significherà anche meno burocrazia anche per i cittadini, dato che le banche dati saranno accessibili da più enti sarà necessario produrre meno certificazioni.