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Lucio Corsi presenta “Altalena Boy” Live dello chansonnier maremmano

Da Vetulonia con furore piomba in Toscana per ben cinque date lo scanzonato cantautore del grossetano. Andiamo a conoscerlo nella nostra intervista

/ Costanza Baldini
Lun 26 Gennaio, 2015
Lucio Corsi, foto di Sara Mautone

Da pochissimi giorni è uscito il suo disco d’esordio “Altalena Boy/Vetulonia Dakar”, due ep che compongono un album come due facciate di un vinile, unite da suggestioni ma dalla forte specificità reciproca. Lui è Lucio Corsi, ventunenne cantautore originario di Vetulonia.

In “Vetulonia Dakar” era protagonista la campagna maremmana e tutti gli animaletti e le bestiole che la popolano. “Altalena Boy” cambia sguardo e punta molto più in alto. I protagonisti questa volta arrivano dallo spazio: si parla di Godzilla, arrivano gli alieni, si racconta di un'astronave e infine si narra la leggenda di Altalena Boy, la storia di un ragazzino che dopo un giro della morte su un’altalena è sparito, finito chissà dove. Il paese si interroga e iniziano a circolare delle voci, che in breve tempo trasformano Altalena Boy in una leggenda.

Da Milano è da pochissimo partito anche il primo tour “ufficiale” che lo porterà in Toscana per ben quattro date: il 29 gennaio al Rex di Firenze, il 31 gennaio al Nuovo Camarillo di Prato, il 5 marzo al L’Indiependente di Siena, l’11 aprile al The Cage Theatre di Livorno e il 9 maggio al Sonar di Colle Val D'Elsa.

Ciao Lucio sei giovanissimo, hai 21 anni, quando hai cominciato a suonare? Cosa ti spinge a fare musica?
Ho cominciato a suonare alle scuole medie, ho smesso di fare atletica mi sono messo a suonare perché da piccolo avevo visto il film Blues Brothers e mi era rimasto il desiderio di fare il cantante. Poi a 12 anni ho iniziato a suonare la chitarra, poi pianoforte e al liceo ho iniziato a fare pezzi miei. Ho esigenza di dire un po’ di cose.

Come sei stato scoperto?
Volendo fare il musicista una volta finita la scuola sono andato a Milano per le maggiori opportunità che mi poteva dare quella città rispetto a Grosseto dove c’è solo un palco per suonare. Lì c’era anche un altro “maremmano” Mauro Cianchi di Roccastrada che è stato il primo a sentire i pezzi miei, mi ha fatto registrare un Ep e poi da lì ho cominciato a girare.

Mi sembra che nei tuoi ascolti musicali tu ti rivolga soprattutto al passato, Brian Eno, Iggy Pop, ma anche a cantautori italiani come Celentano, Paolo Conte, addirittura Venditti. Sai che stai rischiando grosso Venditti non è per niente hipster!
I miei ascolti vanno dal glam rock anni ’70, Iggy Pop, Lou Reed e David Bowie sono i miei preferiti, fino ai cantautori italiani Lucio Dalla prima di tutti poi Venditti, Giurato. Di musica attuale ascolto più cose che vengono dall’est come Tyler The Creator un rapper americano molto giovane e molto interessante.

Tra l’altro ti devo ringraziare perché mi hai fatto scoprire i Fat White Family che sono fantastici
Bravissima! Loro mi stanno entusiasmando, era tanto che non mi fissavo su un gruppo attuale e a loro do tanta fiducia. Hanno delle facce belle che non si vedevano da un po’ di tempo.

Possiamo dire che sei un po' il fratellino minore di Brunori o il paragone ti da fastidio? Ti inserisci nel panorama dei cantautori italiani come anche Dente per esempio?
Non credo sia così, io e Brunori siamo abbastanza differenti come modo di scrivere. In realtà in Italia c’è sempre stata la corrente del cantautorato, è musica popolare d’autore e mi inserisco qua, non dentro una corrente specifica, voglio solo fare pezzi miei italiani come piacciono a me.

Come ha reagito il paesino di Vetulonia da cui provieni al tuo primo ep “Vetulonia /Dakar”?
In realtà non mi hanno considerato più di tanto ma anche perché io non vivo in paese, vivo a Vetulonia ma in campagna. Quindi la vita del paese non l’ho mai vissuta. Non so come l’hanno presa ci ho suonato una volta quest’estate.

Pensi a chi ascolta la tua musica? Che sensazioni o emozioni gli vuoi mandare?
Mah dipende da canzone a canzone, penso che ogni persona in ogni canzone ci può trovare ciò che vuole. Per me hanno un significato ma ognuno ci può trovare una sua storia. Alterno brani più solari ad altri più malinconici.

A gennaio è uscito insieme a "Vetulonia/Dakar" anche il "lato B" del tuo primo album: “Altalena Boy”. Chi è questo Altalena boy?
E’ una leggenda che spero sia vera dell’unico essere sulla terra che riuscì a fare il giro della morte sull’altalena e poi schizzò via nello spazio e nessuno poi lo rivide mai più. Non è una metafora, è una storia su cui ho fatto un pezzo. Mi piace come immagine vedere questo bambino che vola nel cielo e poi sparisce.

Nel video di "Soren" guidi una macchina contromano, come avete fatto a girare questo video, poi alla fine ti hanno ritirato la patente?
Fortunatamente la patente ce l’ho ancora. Io non vorrei svelare troppo  però in realtà è semplice. Ho girato tutto il video in retromarcia e poi ho mandato all’incontrario in video e viene quest’effetto straniante per cui vado in avanti ma guardo indietro. Però questo è un segreto.

Com’è la scena musicale grossetana? So che hai collaborato con gli Abiku
Si assolutamente, con gli Abiku ci vogliamo bene, apprezziamo i lavori gli uni degli altri. Il loro nuovo album mi piace molto, hanno fatto un bellissimo lavoro. Qui a Grosseto mi trovo bene con loro e un gruppo di altri amici che suonano jazz. Ci sosteniamo a vicenda.

Curiosando sul tuo facebook ho visto che hai un amico immaginario Blufumanchù, parlaci un po' di lui, chi è, da dove viene?
E’ il mio migliore amico che ogni tanto appare ai concerti. E’ un uomo blu, non si sa da dove sia venuto, non sappiamo se scomparirà. E’ molto misterioso ma potente.

Foto di Sara Mautone

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